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INFERNO. — Canto XVI. Verso 49 a 63 291

Ma perch’io mi sarei bruciato e cotto,
     Vinse paura la mia buona voglia, 50
     Che di loro abbracciar mi facea ghiotto.
Poi cominciai: Non dispetto, ma doglia
     La vostra condizion dentro mi fisse
     Tanto, che tardi tutta si dispoglia,
Tosto che questo mio Signor mi disse 55
     Parole, per le quali io mi pensai,
     Che qual voi siete, tal gente venisse.
Di vostra terra sono; e sempre mai
     L’ovra di voi e gli onorati nomi
     Con affezion ritrassi ed ascoltai. 60
Lascio lo fele, e vo pei dolci pomi1
     Promessi a me per lo verace Duca;
     Ma fino al centro pria convien ch’io tomi.


  1. V. 61. Se i pomi eran promessi eran dunque determinati. Perciò pei, non per quantunque l’abbiano i Frammenti bolognesi, il Cod. Cavr. il parmig. 1573, e i due altri con altri non pochi. Il Lana avea testo spesso buono e rese buono. Qui il Witte parve non intender bene il valor graniaticale.




ch’elli arebbe seguito le loro vestigie, cioè delli tre di chi è fatta menzione.

V. 52. Però cominciai. Qui responde l'autore alle tre predette anime, ed in pria li dice come non la sua miseria li genera dispetto, nè rendalo inabile a soddisfare a loro, ma che è ch’elli non è così pronto com’ elli vorrebbe, che la loro condizione li fa nel cuore tanta doglia, ch’elli non vide bene quando sarà assolto e spogliato da essa; e soggiunge che conosce sua condizione si tosto come Virgilio li disse parole, per le quali elli estimò che gente di valore venisse quando disse, come appar nel testo: Alle lor grida il mio Dottor etc.

58. Qui risponde alla petizione di quelli che ’l domandano chi elli era, che sì securo per lo inferno andava, rispuoseli ch’era fiorentino, e che sempre avea avuto in devozione li loro affari, quasi a dire: io v’ebbi sempre per grandi ed onorevoli cittadini, ed ho ritratto di vostre novelle molto volentieri. Ed alla seconda dimanda che nascìa dal primo aconto, cioè perchè andava per lo inferno, l’autore li risponde quando dice: Lascio lo fele, e vo pei dolci pomi. Dice: io lascio lo fele, cioè la vita viziosa che è così amara come lo fele: e vo pei dolci pomi, cioè ad acquistare virtude e perfezioni, le quali perfezioni mi sono promesse per Virgilio, cioè per la discrezione umana.

63. Quasi a dire: a voi conviene cognoscere ogni distinzione e particolarità di peccato, acciò che da tutti vi sappiate guardare ed absolvervi, e però dice: convien ch’io tomi, cioè abbia perfetta cognizione.