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XIV.


In questo canto intende l’autore trattare di quelli ch’ebbeno per lor superbia in dispetto e odio Dio, e punisceli secondo la division fatta primiera, nel terzo circoletto del primo gùrone: fòlli penare in uno renoso piano, ed essere stimolati da falde di fuoco, le quali li piovano adosso a similitudine come quando neva, che cade l’ acqua gelata a falde; pone che la rena di sotto è si disposta e conforme a tale accensione, che quando la falda vi cade suso, ad essa s’appiglia a mo’ che fa l’esca sotto l’ acciarolo e pietra quando si fa fuoco.

Parteli in tre parti: li più dispettosi stanno supini su la rena, e ricevono quella rogiada: li altri stanno a sedere e molto raccolti per occupar men luogo , tuttavolta aitandosi come possono colle mani a schifar lor duolo; li terzi vanno attorno a questi, e sono in continuo movimento senza riposo.

Tiene tal modo l’autore per allegorìa a significare che la superbia che si hae contra Dio, conviene essere punita da Dio, ed è sì ragionevile giustizia la sua, che le cose basse conferiscono a tal giudizio, siccome la rena. Introduce, come apparirà nel testo, alcune favole poetiche sì in punire alcuni superbi, come eziandìo mostrare l’età del mondo, per una imagine, che fu nell’isola di Greti: la quale elli introduce in questo capitolo per mostrare come da lei procedono quattro nomi di fiumi, li quali fiumi vanno e correno verso lo centro del mondo. In le quali parti si puniscono alcune anime, che per giustizia di Dio hanno più basso luogo che le predette, come in la esposizion del testo apparirà.

Poi in fine del capitolo fa menzione del fiume ch’elli appella Lete.

Circa la qual materia si può far questione, se alcuno uomo può avere odio a Dio. Ed argomentasi prima che no: dice san Dionisio in lo quarto libro De divinis nominibus:— Omnibuss amabile et diligibìle est primum bonum et pulchrum, Dio è quella boutade e bellezza, adonqua non può essere odiato Dio da alcuni. Ancora sicomeappare in li Apocrifi d’Esdra, che dice: omnia intocant teritatem et benignitatem in operibus eius: Dio è quella verità, donqua Dio è amato da ogni uomo; e per consequens non può essere odiato da alcuno. Circa la qual questione è da sapere che odio è un movimento d’appetito, lo qual appetito descende da alcuna apprensione, overo cognoscibilitade, la quale apprensione può essere in odio in due modi.