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248 INFERNO. — Canto XII. Verso 127 a 139

Sì come tu da questa parte vedi
     Lo bulicame che sempre si scema,
     Disse il Centauro, voglio che tu credi,
Che da quest’altra a più a più giù prema 1 130
     Lo fondo suo, infili ch’ei si raggiunge2
     Ove la tirannìa convien che gema.
La divina giustizia di qua punge
     Quell' Attila che fu flagello in terra,
     E Pirro, e Sesto; ed in eterno munge 135
Le lagrime, che col bollor disserra
     A Rinier da Corneto, a Rinier Pazzo,
     Che fecero alle strade tanta guerra:
Poi si rivolse, e ripassossi il guazzo.


  1. V. 130. Non nego che possa stare come in molti Codici più a più giù prema, più e più già prema; ma la Vind. il R e il Laur. XL, 7 hanno a più a più giù prema, che mi pare più bello, e trovano riscontro esemplare al v. l24 dov’è: Così a più a più. Questa volta, non il Witte, io seguo la Crusca, colla quale concorda il Cod. Cassinese.
  2. V. 131. II Cod. Cass. con altri ha raggiugne, pugne, mugne: ma mi schiaccia colle idee i versi. Le desinenze serbate sono le accettate dai più antichi fra cui BS, BP, BV, BF, e il Landiano.




messomesso nel mondo peccati : a tanti vennero ch’era pure lo sangue alto tanto che covria pur li piedi; e li passò la fossa

V. 127. Qui disse Nesso a Dante: sicome tu hai veduto ealare a poco a poco lo sangue in questa parte dove siamo venuti, così sappi che 'l fondo cala da l'altra parte, cioè che v’è più alto lo sangue che mai abbiamo veduto; e in questo tal luogo sì si pasciono li tiranni. Quando li ebbe menzionato che in quel luogo più alto era Attila, Pirro, Sesto, e due Ranieri, si ripassò lo guado e ritornossene adrieto. Attila fu uno d’Ungaria, lo qual ebbe gran seguito, fu crudelissimo uomo, destrusse molte cittadi: Aquileia, Padoa, Firenze; alla fine venne in Romagna per distruggerla. Quando venne ad Ariminio, secreto e travestito entrò nella terra, e andò alla loggia dove si giuoava a scacchi: un di quelli giuoatori s’avide di lui, e dielli d’uno tavolieri su la testa, ed anciselo.

Pirro fu figliuolo d’Achille greco, e fu re d’Africa, fu grande robbatore e tiranno. Sesto fu figliuolo di Pompeio, e, secondo che recita Lucano, elli si gittò corsaro di mare, e fu crudelissimo robbatore. Questi due Ranieri furon grandi robbatori l'uno fu da Firenze, l'altro del contado di Firenze.