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INFERNO. — Canto XII. Verso 14 239


     E quando vide noi, se stesso morse


mezzo uomo e mezzo bue, e fu appellato Minotauro. Costui passato lo tempo del latte, cominciò a mangiare carne cruda ed esser fiero animale. Le novelle andonno a Minos, sichè essendo ancora al sopradetto assedio, e credendo questo essere figliuolo di Giove, come a reina gli avea fatto credere, ordinò che fosse fatta una prigione a giravolte, la quale istava per modo che chi vi entrava senza cautela, non ne sapea uscire; e chiamossi Labirinto: e qui fece mettere questo monstro, lo qual vivea solo a carne umana. Or stando lo re Minos più tempo al predetto assedio, venne a tali patti colli Ateniesi, che elli si rimanessero nella sua terra; ma ogni mese dovesseno mandare in Creti uno uomo, lo qual fosse dato per cibo al detto Minotauro. E quegli d’Atene al tempo dello assedio per lo detto patto constituirono uno statuto tra loro, che dovesseno andare per ventura, over sorte, acciò che non avesseno avvantaggio li grandi cittadini da’ minori. Partito lo detto re Minos dall’oste e tornato a casa, li Ateniesi li manteneano troppo bene lo patto, che mai non fallavano che ogni mese non mandasseno uno uomo per cibo del detto mostro: ed era usanza quelli a chi venia la sorte, andare tre die per la terra acciò che ogni uomo lo vedesse; poi era ordinato uno naviglio, lo qual avea le vele nere, e in quello era navigato in Greti, e portato al detto labirinto. Avenne che in processo di tempo la sorte cadde sovra Teseo, lo qual era figliuolo del duca d’Atene, che dovesse essere mandato al Minotauro per cibo. Questo Teseo era bello, savio ed adorno giovane: molto ne pesava al padre, ma non si potea fare altro cambio nè schifarlo, perchè ’l statuto era fatto nel tumulto del popolo, non se li poteva trovare esenzione: grande pianto ne fu fatto per la terra, e grande pianto ne fece lo padre e la madre. Alla fine avendo pure speranza: forse quel mostro sarà morto, o allo re Minos prenderà pietade di costui perchè cosi nobile, bello e saggio, ordinò alli naviganti del naviio: se costui morrà quando tornareti, adurrete le vostre vele nere in àlbaro, e s’elli scampasse, che non morisse, durrete le vele bianche in àlbaro. Fatto a’ nocchieri tal comissione per lo Duca, entrò in nave con essi Teseo e con le vele nere andò in Greti. Sapiendo Minos che questi era Teseo, si lo volle vedere, e tenere tre die, ma non li volle perdonare la morte. Questo Teseo veduto da Adriana figliuola di Minos e sorore del Minotauro, li entrò sì nel cuore e nel suo amore che la detta Adriana pensò di volere essere con esso in secreto; seppe si trattare che l'ebbe una sera in camera. Questa lusingando e parlando con costui per volerlo adurre in amore, niente facea ch’elli avea tanto l’animo alla morte che niente era; in fine disse la detta donna: se tu mi vuoi promettere di tormi per moglieri e di menarmi ad Atene, io ti insegnerò si che tu non morrai, e il modo d’ancidere mio fratello, poi anderemo per secreto modo alla nave e scamperemo via: e se tu vuoi