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236 INFERNO. — Canto XII.

suo popolo , sichè nessuno può ascendere in quello stato che sono elli. La terza ragione si è che guastano l'ordine delle cittade; che nella città dovrebbeno essere possessori di diletto e di riposo come case con belle sale, camere e camini1 ordinati alla necesitade umana, giardini ed altri luoghi di diletto per spaziare l’animo e trarlo di melanconia: e questi cotali fanno case e torri, bertesche e battalieri, fosse e grosse mura con balestra , manganelle, cacciafusti e rombole, la casa piena di pietre da gittare, lanzoni, ronconi, corazze, balestre e saettamento: sichè la dovrebbe essere usovigli da riposo, si son pur da brighe e da guerre.

Li terzi, che sono lo popolo, se sua intenzione tende a buon fine, si è ben retta la città, in per quello che lo popolo, universalmente è grosso e non malizioso. L’una ragione si è che non soffreno che oltraggio sia fatto ad alcuno in per quello ch’elli odiano tutti li oltraggiosi, con ciò sia cosa che esser superbo viene o da nobiltà da ricchezza, e questi comunemente sono odiati dal popolo. La secjnda ragione si è che il popolo, quando sua intenzione tende a buon fine, le arti e le mercatanzie vagliono a ciò che li suoi mestieri vagliano e abbiano corso. La terza ragione è che sono fatti sovrastanti e rettori uomini di buon animo e di piatola coscienza , e vaglieli poco le cavillazioni de’ notari e de’ legisti, li quali molte volte sanno estendere un piato e tale intenzione, che mai non pensono le parti. La quarta ragione è che lo popolo ben disposto non ha tanto grande animo che sappia volere cosa che sia disordine di sua città, e questo li avviene perchè non cognosce più.

E se de’ detti terzi tende la sua intenzione in mala parte, allora a mal modo è retta la città. La prima ragione si è che ciascuna ha propria malizia ed estendela contra lo prossimo sì in anciderlo e ferirlo , come in rubarlo: e per questo modo si gittano in assassini e desperati e uomini di mala condizione. La seconda ragione si è che in loro, quando sono mal disposti, regna molta invidia; per lo qual pestifero vizio elli si metteno a ritaglio di nocere ad ogni guadagno e inviamento, ch’abbia lo suo prossimo. La terza ragione è che hanno signoria e sono maliziosi; la qual malizia non è adovrata con senno perchè non l’hanno; o però si getta a furia e in rabbiosità, la quale è mala cosa; ed ancora cercano d’avere mal consiglio sì da notari come da giudici, e perchè più non cognoscono, non vi hanno alcuno riguardo. La quarta ragione è che la sua povertà d’animo non ascende a tanto grado quanto bisogna al reggimento della cittade: e però tal signoria rimane imperfetta e non ben disposta.

Delle quali tre signorìe la megliore si è del re: la seconda buona si è de’ pochi ch’abbiano buono intendimento: la terza buona è del popolo ch’ha buono e perfetto intendimento.

La mala signorìa è del popolo ch’ha corrotta la intenzione; peggiore è di pochi ch’hanno malo intendimento; la pessima signorìa

  1. Non voglio ommetter qui di notare; che i Signori da Camin perdono la vincita nella Storia ch’essi inventassero questo agio domestico e prendesse nome da loro. Quando scrissi la Storia dei Ducati di Parma, Piacenza ec. non conoscevo a puntino questo Lana.