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latine; e finalmente, che tra tutti i dettati, non ostante un poco di tutte quelle imperfezioni, quello dato dalla Vindelina, a cui rispondono verbo per verbo un Codice magnificentissimo del 1415 che è nella Triulziana e l’altro del marchese Di-Bagno, del 1386 bellissimo quanto quello, è il più accettabile come base del concetto lavoro. La precipua delle ragioni è che il Lana debbe avere avuto non solamente un Codice della Commedia dei tempi dell’Autore, ma anzi parti di quelli che l’autore pentito e ripentito andava mutando; ad esempio: al verso 76 del III dell’Inferno che in tutti comincia Ed egli a me le cose ti flen conte dà per trascritte Figliuol mio, disse il maestro, le quali sconvolgerebbero tutta la terzina sì che forse recava: disse il maestro, conte Ti fien le cose quando i nostri passi Formerem allo rivo d’Acheronte. Al verso 55 del XVII si legge in prima era borsa e questo è anche più diverso e non lascia luogo ad alcuna interpretazione; ma e per codesto, e per molti altri simili si percepisce che non voci, ne versi Dante mutava, ma terzine e tratti interi anche dopo avere dei primi scritti serviti gli amici; donde, oltre le licenze degli amanuensi, certo non poche varianti sono imputabili all’Allighieri, e per ciò sarà in perpetuo disperato trovare la sua lezione ultima della Commedia; sarà fortunato di bella fama colui che arriverà a dar quella che a quell’ultima originale sarà la più vicina. Feci dunque dal giovane intendente sichè per merito proprio vinse laurea in leggi, gratuita dallo Stato, Carlo Scarabelli copiare sotto i miei occhi la Vindelina abbondante di abbreviature e di errori tipografici, non facili a’ copisti a schivarsi; e sulla Vindelina disabbreviata portai i riscontri dei Codici or nominati, di due Sanesi H. VIII 18 e I. VI. 32, di quelli affidatimi dal Ministero di pubblica istruzione, che sono il Magliabecchiano 50, il Riccardiano 1005, e il Braidense AN. XV. 19, che è complemento del Riccardiano come fra non molto dirò, e che io cito sotto la enunciazione di quello; poi dei Laurenziani XC. 115 che reputossi l’ordinato da Giovanni Visconti a sei chiarissimi del 1350, e che è il laneo semplicemente; il XC. 121, che segue quel Riccardiano; il XL, 26, detto Altoviti, del 1470 che molto concorda col Triulziano e colla Vindelina; il XL, 36, che, sebbene mancante di molte parti e mendato di veneziani-