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INFERNO. — Canto IX. Verso 10 a 32 201

Io vidi ben sì com’ei ricoperse 10
     Lo cominciar con l’altro che poi venne,
     Che fur parole alle prime diverse.
Ma non dimen paura il suo dir dienne,
     Perch’io traeva la parola tronca
     Forse a peggior sentenzia ch’ei non tenne. 15
In questo fondo della trista conca
     Discende mai alcun del primo grado,
     Che sol per pena ha la speranza cionca?
Questa question fec’io; e quei: Di rado
     Incontra, mi rispose che di noi 20
     Faccia il cammino alcun per quale io vado.
Ver’è che altra fiata quaggiù fui
     Congiurato da quella Eriton cruda,
     Che richiamava l’ombre a’corpi sui.
Di poco era di me la carne nuda, 25
     Ch’ella mi fece entrar dentro a quel muro,
     Per trarne un spirto del cerchio di Giuda.
Quell’ è il più basso loco e il più oscuro,
     E il più lontan dal ciel che tutto gira:
     Ben so il camin: però ti fa securo. 30
Questa palude, che il gran puzzo spira,
     Cinge d’intorno la città dolente,



disse più oltre. Le quali parole così mozze miseno a Dante dubbio. Vero è che adesso Virgilio scoprì così dubbioso parlare, e disse: oh quanto tarda a me etc.; quasi a dire: elli pur ne viene soccorso.

V. 10. Parla qui Dante faciendo una tal comparazione, che sicome il color che acquistò Virgilio per ira elli lo ricoperse stringendolo entro, così similemente lo parlare che fe’ prima dubbioso ello ricoperse, mostrando ch’aspettava l’aiuto. E però dice che l’ultime parole fanno dalle prime diverse.

16. Qui fa una questione Dante a Virgilio, s’alcuna di quelle anime che sono in lo primo giro là dove è Virgilio, discese mai in questo sesto giro là dove elli erano; e questo per introdurre una favola poetica la qual pone Lucano, che dice che al tempo, over poco dopo che Virgilio fu morto, una Eritto incantatrice, che facea tornare li animi alli corpi, sì lo scongiurò, cioè Virgilio, e fecelo tornare al corpo e andare dentro alla città di Dite, e tòrre una anima dell’infimo circolo, cioè del circolo dov’è Juda. E questa è una allegorìa che Virgilio trattò di quelli luoghi nel suo volume, e che raro di loro faceano quel cammino: quasi a dire che raro poetando si trattava di tal materia; e sicome appar nel testo quel circolo è lo più lontano e il più remoto che sia dal cielo e che possa essere. Soggiungendo per confortarlo come sapeva bene lo cammino di quella puzzolenta palude.