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INFERNO. — Canto IV. Verso 112 a 121 | 145 |
Genti v’eran con occhi tardi e gravi,
Di grande autorità ne’ lor sembianti:
Parlavan rado, con voci soavi.
Traemmoci così dall’un de’ canti 115
In luogo aperto luminoso ed alto,
Sì che veder si potean tutti quanti.
Colà diritto, sopra il verde smalto,
Mi fur mostrati gli spiriti magni.
Che di vederli in me stesso n’esalto. 120
Io vidi Elettra con molti compagni,
112. Qui descrive in comune la condizione delle persone ch’erano in quello luogo; poi in particolari quando dice: io vidi Elettra;
circa la quale universale digressione li atti che fanno parere la persona savia e di valevile essere, e dice: con occhi tardi e gravi, quasi a dire chi vuole essere estimato savio, dee muovere li ocelli adagio, e non guardare più su che sua statura, nè avere velocità in suo moto, perchè la mobilità delli occhi palesa instabilità d’animo.
114. Cioè che più era lo tempo del tacere che del parlare, sicome lo proverbio dice: chi troppo parla, spesso falla.
Ivi. Cioè che parlare con voce acuta e stridente mostra infiammazione di cuore, la quale hae la sua radice in ira che impedisce sì l’animo, che non cognosce nè giusto nè dritto.
119. Tutte sono a seguitazione del poema suo, sicome appare nel testo.
121. Questa fu mogliera di Atalan re, lo quale fu lo primo re ch’avesse Europa. E questo Atalan vegendosi essere signore della terza parte della terra abitabile vuolse fare una cittade, in la quale elli voleva abitare, ed allora fece domandagione a sue idole che lidovessono insegnare in questa Europa quello luogo ch’era più sano, e là dove fusse migliore fare sua abitazione; infine dopo alcuni suoi sacrifizii ebbe risposta che dovesse andare in quella parte dove poi elli edificòe Fiesole ch’è vicino di Firenze per tre miglia. E li fe’ una forte e bella cittade, alla quale elli puose in nome Fiesole, quasi a dire: questa città fie sola: e lì abitò con la predetta Elettra, ed ebbe di lei tre figliuoli: lo primo ebbe nome Italo, per lo quale fu ditta la Italia: lo secondo ebbe nome Dardano, lo quale fu lo primo cavaliere, che fece in prima sella e freno, e fu de’ conditori di Troia, e per cui ebbe quella città nome più tempo Dardania: lo terzo ebbe nome Siccano, lo quale fu padre di Candacia, bellissima donna: e dal qual Siccano fu denominata la Sicilia. Or questo re Atalan si diede Sicilia a Siccano: alli altri due disse: all’uno di voi lasso Fiesole; l’altro vada a conquistare s’ello vuole. Gettòne per le venture si che Dardano si convenne procacciare conquistando alla ventura, ed allora edificò Troia, la quale era ditta per lui Dardania, com’è detto.