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142 INFERNO. — Canto IV. Verso 73 a 87

 O tu, che onori ogni scienza ed arte,
     Questi chi son ch’hanno cotanta orranza,
     Che dal modo degli altri li diparte? 75
E quegli a me: L’onrata nominanza,
    Che di lor suona su nella tua vita,
     Grazia acquista nel ciel che sì gli avanza.
Intanto voce fu per me udita:
     Onorate l’altissimo poeta; 80
     L’ombra sua torna, ch’era dipartita.
Poiché la voce fu restata e queta,
     Vidi quattro grand’ombre a noi venire;
     Sembianza avevan nè trista nè lieta.
Lo buon Maestro cominciommi a dire;185
     Mira colui con quella spada in mano,
     Che vien dinanzi a’ tre sì come sire.


  1. V. 85 Per istare col Witte e la Vindel. il cominciò ha a dividersi in quattro sillabe. Qui col cominciommi è anche più verità.




V. 73. Circa la quale imanda, come appare nel testo, Dante persuade a Virgilio per renderlo benivolo alla responsione, in due modi. L’uno, mostrando come Virgilio onora la scienzia, cioè che per lo suo volume si può venire in cognizione scientifica. L’altro modo, come per lo ditto volume si può venire in perfezione d’arte, la quale arte universalmente assunta è Retorica, come appare nella Bucolica ed in la Georgica. Dopo sua persuasione espone suo dubbio, cioè chi sono questi ch’hanno tanta onorevolezza che ’l mondo li fa essere diversi dalli altri, sì in luogo come in claritade?

V. 76. Risponde che la nominanza ch’hanno onorevile nel mondo gli acquista stato di bene: circa la qual cosa è da notare come l’ordine di Dio segue pure giustizia, che non è alcuno bene che non sia remunerato.

79. Segue suo poema e dice che ragionando le sopradette parole, tuttavia andando verso la lumera, ello udì dire a quelle persone, che erano in lo ditto luogo: Onorate l’altissimo poeta, cioè onorate Virgilio, che torna e che era partito di qui. E dice che, come funno ristate le ditte parole di quelle quattro ombre grandi( cioè quattro di quelle anime, che erano lie) si levorono del luogo dove erano, e vennero incontra a quelli, cioè Virgilio e Dante: e soggiunge la sembianza ch’aveano, e dice nè trista nè lieta, cioè non trista, che non hanno gloria.

85. Qui dice in persona di Virgilio chi erano quelli quattro; e dice che l’uno venia dinanzi come a Signore, e quello era Omero, lo quale fu lo sovrano poeta, e perchè trattò di battaglie e universalmente di tutto lo mondo, sì lo figura con una spada in mano. Lo secondo fu Orazio, ch’avea sopranome Satiro, lo qual fece tragedie e pistole molte, e tenne forma poetica ne’ suoi ditti. Lo terzo