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INFERNO. — Canto III. Verso 110 a 130 135


     Loro accennando, tutte le raccoglie; 110
     Batte col remo qualunque s’adagia.
Come d’autunno si levan le foglie
     L’una appresso dell’altra, infìn che ’l ramo
     Vede alla terra tutte le sue spoglie;1
Similemente il mal seme d’Adamo: 115
     Gittansi di quel lito ad una ad una,
     Per cenni, come augel per suo richiamo.
Così sen vanno su per V onda bruna,
     Ed avanti che sian di là discese.
     Anche di qua nova schiera s’aduna. 120
Fìgliuol mio, disse il Maestro cortese,
     Quelli che muoion nell’ira di Dio
     Tutti convegnon qui d’ogni paese:
E pronti sono a trapassar lo rio.
     Che la divina giustizia li sprona 125
     Sì che la tema si volge in disio.
Quinci non passa mai anima buona;
     E però se Caron di te si lagna.
     Ben puoi saper omai che il suo dir suona.
Finito questo, la buia campagna 130


  1. V. I 14. sto coll’ Aldo e con Witte: la glossa ha si vede cadere ad una ad una le sue spoglie. Qui al restituito vede e ellissi di rese. La glossa che avrebbe a che appoggiarsi non dà lezione reggibile. Non può cadere ciò ch’è già caduto.
    Se bisogno fosse d’autorità a sostener la scelta mia offrirei i Cod. Marciani IX, 26 e 339, e LVII. il Perugino 208, il Cortonese, il Laur. XL. 7, il BP, il Laudiano, e i due integri dell’Università bolognese. Chi accetta rende in cambio di vede (come il Gregorelli col Cod. marciano LII) troverà intoppo nel si levan. Rendere nulla può quando tutte le foglie sono cadute. Il BS. ha si vede a terra che non muta il concetto.




V. 118. Procede nel poema, e soggiugne che, innanzi che la nave sia all’altra riva, nuova gente s’aduna per passare; la quale fretta mostra la mala disposizione del mondo che è si pronto ai vizii e peccati, che quel nocchiero appena può riparare a fare lo ditto tragetto.

121. È la risposta al dubbio, com è ditto, quando vuole sapere che gente fossono, e perchè tanto voluntarosi si mostravano del passare.

127. Quinci non passa mai anima buona; quasi a dire ch’era senza vizio, com’è ditto.

130. Or è da sapere che, com’è ditto, Dante non era vizioso di tal peccato. E però com’ elli passa tale fiume nol dice, ma mostra poeticamente come fu sorpreso da sonno, sicome appare nel testo.

E qui è finita la somma del terzo capitolo.