82Ma dimmi la cagion, che non ti guardi
83Dello scender qua giù in questo centro,
84Dall’ampio loco, ove tornar tu ardi.
85Da che tu vuo’ saper cotanto a dentro,
86Dirotti brievemente, mi rispose,
87Per ch’io non temo di venir qua entro.
88Temer si dee di sole quelle cose,
89Ch’ànno potenza di far altrui male;
90Dell’altre no: chè non son paurose.
91Io son fatta da Dio, sua mercè, tale,
92Che la vostra miseria non mi tange,
93E fiamma d’esto incendio non m’assale.
94Donna è gentil nel Ciel, che si compiange
95Di questo impedimento, ov’io ti mando,
96Sì che duro giudicio lassù frange.
97Questa chiese Lucia in suo dimando,
98E disse: Or à bisogno il tuo fedele
99Di te, et io a te lo raccomando.
100Lucia, nimica di ciascun crudele,
101Si mosse, e venne al loco dov’io era,
102Che mi sedea con l’antica Rachele;
103Disse: Beatrice, loda di Dio vera,
104Che non soccorri quei, che t’amò tanto,
105Ch’uscì per te della volgare schiera?
106Non odi tu la pieta del suo pianto?
107Non vedi tu la morte, che il combatte
108Su la fiumana, ove il mar non à vanto?1
109Al mondo non fur mai persone ratte
110A far lor pro, o a fuggir lor danno,2
111Com’io, dopo cotai parole fatte,
- ↑ v. 108. C. M. onde il mar.
- ↑ v. 110. C. M. nè a fuggir.