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C A N T O II.
1Lo giorno se n’andava, e l’aer bruno
Toglieva li animai che sono in terra,
Da le fatiche loro; et io solo uno
4M’apparecchiava a sostener la guerra,
Sì del cammino, e sì della pietate,
Che ritrarrà la mente che non erra.
7O Muse, o alto ingegno, or m’aiutate:
O mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
Qui si parrà la tua nobilitate.
10Io cominciai: Poeta, che mi guidi,
Guarda la mia virtù, s’ell’è possente,
Prima ch’all’alto passo tu mi fidi.
13Tu dici che di Silvio lo parente,
Corruttibile ancora, ad immortale
Secolo andò, e fu sensibilmente.
16Però se l’avversario d’ogni male
Cortese fu, pensando l’alto effetto,
Ch’uscir dovea di lui, e il chi, e il quale,
19Non pare indegno ad uomo d’intelletto;
Ch’ei fu dell’alma Roma e di suo impero,
Nell’empireo Ciel per padre eletto: