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quali elli è prima cagione, e quelli effetti sono poi cagione seconda delli altri effetti prodotti quindi, e quelli poi delli altri; e così è posto ordine nell’universo che tutto è prodotto, retto, osservato dalla prima cagione; cioè Idio il quale è in cielo, e però ben dice che in cielo regge. Aggiugne: Quivi è la sua città e l’alto seggio; cioè sedia di Dio. O felice colui, cui ivi elegge. Qui pone l’autore che Virgilio facesse questa esclamazione, che è colore retorico, per amplificare et accrescere la cosa di che parla dicendo: O felice colui, con ammirazione lo dice, o felice cui ivi elegge; cioè che esso Idio elegge a quella città per cittadino, e quivi non è altra esposizione che litterale.
C. I - v. 130-135. In questi due ternari lo autore nostro mostra come si commette a Virgilio sconiurandolo che li faccia quello che à promesso, dicendo: Et io; cioè Dante dissi, s’intende che non è nel testo, a lui, cioè a Virgilio, Poeta, io ti richeggio Per quello Idio, che tu non conoscesti; cioè per lo vero Idio, Acciocch’io; cioè Dante, fugga questo male; cioè questa ruina che è a dietro nella selva, e peggio, e questo si dee intendere della dannazione dell’anima dopo la morte; imperò che male è vivere viziosamente e peggio è morire in tale stato: però che si va a dannazione. Che tu mi meni; cioè tu Virgilio meni me Dante, là dove or dicesti; cioè per lo inferno e per lo purgatorio, Sì ch’io veggia la Porta di san Pietro. Per questo intende lo purgatorio, del quale purgatorio san Pietro che fu primo Papa, e per lui s’intende che ogni Papa tiene le chiavi della porta: imperò che coloro che sono assoluti da’ sacerdoti da colpa, per l’autorità che ànno dal Papa, vanno in purgatorio a patire la pena de’ loro peccati, et a purgarsi per la pena, e se non fossono assoluti, andrebbono all’inferno. Può ancora il Papa assolvere da colpa e da pena, e questa è grazia speciale, e non lo fa lo Papa se non a cui li piace; ma l’assoluzione da colpa a niuno che la domanda si niega; e però dice l’autore, che la porta del purgatorio è di san Pietro, e seguita: E color, cui tu fai cotanto mesti; cioè tristi, quelli dello inferno; e traspone l’autore qui: imperò che prima vide lo inferno che il purgatorio, e qui non è altra esposizione che litterale.
In questo ultimo versetto: Allor si mosse, et io li tenni dietro, pone l’ultima parte della lezione; cioè come Virgilio incominciò lo suo cammino dicendo: Allor; cioè in quell’ora, si mosse; cioè Virgilio, et io; cioè Dante, li tenni dietro, come fa colui che è guidato, che seguita la guida. E per questo allegoricamente dimostra, come la ragione significata per Virgilio incominciò l’opera; e Dante che significa la sensualità, seguitò la ragione, lasciandosi guidare a lei: e qui finisce lo primo canto.