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i n f e r n o i. |
[v. 112-129] |
l’anima col corpo insieme; e questo ciascun grida, perchè ciascun vorrebbe come disperato, che già fosse l’ultima dannazione. Altrimenti si può intendere della annullazione, dicendo che la prima morte sia la dannazione dell’anima, quando si parte dal corpo; la seconda morte sarebbe, quando l’anima fosse annullata, e prometteli ancora di mostrare non solamente la pena eterna dovuta al peccato; ma eziandio la temporale, cioè quella del purgatorio che è a tempo, perchè quando che sia, fine aspetta; e però dice: E poi vedrai color, che son contenti Nel fuoco; cioè del purgatorio, perchè speran di venire, Quando che sia, tra le beate genti; cioè nel paradiso, e questa così fatta considerazione anche è un altro modo da trarre l’uomo del peccato; cioè della considerazione della pena temporale. Aggiugne poi: Alle quai; cioè alle quali, cioè alle beate genti del paradiso, poi se tu vorrai salire; notamente dice salire: però che montare è andare dalla considerazione della pena conveniente al peccato al premio debito alla virtù; e questi tre gradi di considerazione fanno partire l’uomo dal peccato e venire alle virtù: imperò che per lo primo; cioè per la considerazione della pena eterna, l’uomo si cessa dal peccato. E per lo secondo; cioè per la considerazione della pena temporale del purgatorio, l’uomo entra nella vita della penitenzia et esercitasi nelle virtù purgatorie. E per lo terzo; cioè per la considerazione del premio eterno, l’uomo s’avanza alle virtù contemplative che le chiama il Filosofo virtù dell’animo purgato; e per questo modo ritorna l’uomo nella via dritta che mena alla gloria di vita eterna, che è la nostra patria, e la nostra casa, et esce fuori della selva; cioè della vita viziosa, nella quale s’era smarrito, e per mostrare questo lo nostro autore à fatto questa bella fizione. Seguita poi: Anima fia a ciò più di me degna; cioè a menarti al paradiso fia anima più degna di me Virgilio, e questa fia, come appare litteralmente nel processo nella seconda cantica, Beatrice. Et allegoricamente intende che la ragione umana significata per Virgilio, non basterà a mostrarli la gloria de’ beati; ma Beatrice che significa la santa Teologia: però ch’ella c’insegna a tener per fede quello che la ragione umana non può comprendere. Et aggiugne: Con lei ti lascerò nel mio partire; cioè con quella anima quando mi partirò da te. Et assegna la ragione dicendo: Chè; cioè imperò che, quell’Imperador che lassù regna; cioè Idio, Perch’io, Virgilio non fu Cristiano, sì che fu ribelle alla sua legge; cioè legge evangelica, Non vuol che in sua città per me si vegna; cioè in paradiso; et aggiugne in che modo Idio è in ogni luogo et in cielo, dicendo: In tutte parti impera; cioè signoreggia: imperò che Idio è in ogni luogo, per operazione e potenzia, et ivi, cioè in cielo, regge: imperò che di qui produce li primi effetti; cioè dal cielo, de’