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   [v. 100-111] c o m m e n t o 47

può comprendere, e non è da credere che l’autore dicesse questo per indovinamento: imperò che usanza è de’ poeti di dire le cose che deono venire in due modi; l’uno si è dire le cose state come se fossono a venire, et a questo modo paiono dire innanzi le cose future, come apparirà nel processo di questo libro in più parti e mosterrenlo quando saremo ad esso; l’altro modo si è per naturale ragione come è ora qui, e come spesso fanno li astrolagi. Aggiugne poi li effetti che ne seguiranno dicendo: Di quella umile Italia fia salute; il detto veltro, e dice specialmente d’Italia per che l’Italia più è danneggiata per l’avarizia delli imperadori, e de’ prelati della chiesa, che niuna altra parte del mondo, che se l’avarizia non li tenesse fuori d’Italia, sarebbe ora Italia donna del mondo come già fu: chè benchè li Romani avessono nome, siccome signori d’Italia, non acquistavano, sanza la forza delli Italiani; ma con tutta la Italia andavano acquistando facendo di tutta la Italia come una loro città, come appare a chi legge li autori. E questo si verifica per uno detto dell’autore medesimo, che è nella seconda cantica nel canto vi, quando dice: O Alberto Tedesco ec., et aggiugne: che avete tu e il tuo padre sofferto Per cupidigia di costà distretti Che ’l giardin della Italia sia diserto ec., e però dice specialmente fia salute d’Italia; ma dice umile e questo si può intendere in due modi; cioè superba, e ponsi questa parola umile per lo contrario, come è osanza delli autori: però che ben si può dire superba, che tutto il mondo vuole signoreggiare; l’altro modo si può esporre: diventata ora umile per l’avarizia di suoi rettori temporali e spirituali che l’ànno abbandonata, et ella à perduta la signoria del mondo. Aggiugne alquante istorie dicendo: Per cui; cioè per la quale Italia, morì la Vergine Camilla. Qui è da notare la storia la quale brievemente è questa. Metabo re de’ Volsci, che furono popoli presso a Roma in quelle contrade dove è ora Alagna, fu cacciato del regno e della città nella quale dimorava, la quale si chiamava Priverno, per invidia da’ suoi; e fuggendo pervenne a uno fiume chiamato Amaseno, con una sua figliuola in collo, piccola che ancora si lattava, la quale chiamò Camilla per lo nome di sua madre che ebbe nome Casmilla, toltane questa lettera S, e trovando lo fiume grosso non potendolo passare con la fanciulla, perseguitato da’ nimici legolla allo spiedo che portava in mano, involta in buccie di suvero e lanciò lo spiedo di là dal fiume e ficcossi nella ripa; et elli poi si mise nel fiume e passato di là riprese lo spiedo e la fanciulla, e stando nelle selve l’allevò col latte delle fiere. E perchè quando la lanciò sopra lo fiume la votò; cioè fece voto di lei a Diana dea della castità, et avvezzolla a cacciare, et a prendere delle fiere salvatiche con le saette, e con l’arco, come era usanza di Diana, e di quelle che seguitavano lei, mante-