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c o m m e n t o |
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l’emisperio giunto, Ch’è apposito a quel, che la gran Secca; cioè la terra a quello emisperio che cuopre1; cioè l’emisperio nostro, Coverchia; cioè cuopre; cioè l’emisperio nostro del nostro cielo cuopre la terra che appare fuori dell’acque, che appare sopra il mare la quarta parte, e sotto il cui colmo; cioè dell’emisperio, che è il cielo che cuopre la terra, consunto; cioè morto, Fu l’uom che nacque e visse sanza pecca; cioè Cristo, nel quale in veruno modo fu peccato, nè nacque di peccato originale come gli altri uomini, nè fece mai peccato e fu crocifisso in Gerusalem, ove si dice essere nel mezzo del mondo, o vero della superficie della terra sì, che a punto sopra essa viene lo colmo del cielo, che inchiude la terra; cioè lo stellifero. Tu ài li piedi in su piccola spera; cioè in piccola rotondità: spera è corpo ritondo da ogni parte; onde finge l’autore ch’altrettanto fosse il giro del tondo in sul quale Dante era co’ piedi, quanto era quello ove era di qua il quarto giro intorno al centro che si chiama, secondo che fu detto di sopra, la Giudecca; e però dice: Che l’altra faccia; cioè di questa spera, fa della Giudecca; cioè di quel giro, che è chiamata Giudecca: questo quarto giro non avea ancora nominato l’autore, e però lo nomina qui e chiamalo Giudecca: imperò che quivi si puniscono li traditori, che tradiscono li loro benefattori o signori o minori o pari che si sieno; e però Giuda Scariot tradie lo suo maestro e signore e benefattore; cioè Cristo che gli aveva fatto cotanto bene2 e perdonatili sì grandi peccati, quanti e quali elli avea fatti che sono noti nella istoria sua, e fattolo suo discepolo e spenditore, però si denomina quel giro Giudecca dal maggiore traditore che dire si possa, avendo rispetto cui esso tradì; et è si noto questo tradimento, che però lo lascio. Mostrata la falsa imaginazione che Dante avea, dichiara li errori che quindi seguitano, dicendo: Qui è da man, quando di là è sera; quasi dica: Non è maraviglia che tu veggi ora lo sole, che quando era di là incominciò la notte, e questo chiaro si vede che quando nell’uno emisperio è notte conviene che nell’altro sia il di’, per la circulare revoluzione che fa il sole, il quale con la sua presenzia fa il di’, e con la sua assenzia fa la notte. E questi che ne fe scala col pelo; cioè lo Lucifero, al cui pelo attenendomi, io discesi, e così fece la scala al mio discenso, Fitto è ancora sì, come prima era; cioè nella ghiaccia col capo verso all’altro emisperio, e con li piedi verso questo, benchè la crosta della ghiaccia fosse scostata da lui: puossi ancora dire fitto nel sasso, che è il centro della terra forato per lo suo3 andimento, Da questa parte; cioè dall’emisperio contrario al nostro, ove finge Dante che allora era, cadde
- ↑ C. M. cuopre la terra che appare sopra ’l mare la quarta parte, Coverchia;
- ↑ C. M. bene perdonandoli sì
- ↑ C. M. per lo suo cadimento, Da questa parte;