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[v. 1-9] | c o m m e n t o | 849 |
Dice l’autore che, poichè si partì da frate Alberigo et andò oltre verso il mezzo, Virgilio li cominciò a parlare, e disse: In verso di noi si manifestano li gonfaloni del re dell’inferno, et imperciò ragguardati inanzi se tu lo discerni. Allora dice Dante che, ragguardando li parve vedere come uno mulino da vento in una nebbia, o quando è di notte; e, perchè qui diveniva un gran vento, si ristrinse dietro a Virgilio; e però che non v’era altro riparo da quel vento e già era venuto nel quarto giro, e quivi dice che l’anime stavano tutte coperte nella ghiaccia, e trasparevano come la festuca quando è nel vetro; e dice che quale stava1 levata col capo, e quale con le piante, e quale stava come arco col volto a’ piedi. E quando fummo tanto iti oltre, che a Virgilio piacque di mostrare a Dante Dite, dice che se li levò dinanzi e disse: Ecco Dite, ecco lo luogo ove ti conviene esser forte. Et allora dice Dante ch’ebbe grande paura, e vide l’imperadore dello inferno, il quale era da mezzo lo petto in su fuori della ghiaccia, et era più che uno gigante, e questo mostravano le braccia che erano maggiori che di gigante, et era tanto brutto e laido che bene dee da lui procedere ogni pianto, et ogni male; et avea tre faccie; l’una dinanzi vermiglia, l’altra in su la spalla ritta et era tra bianca e gialla, e l’altra in su la spalla manca et era nera; et avea tre alie grandi più che vele di mare, per diritto di ciascuna faccia, una; e menava queste alie, e quindi si generavano tre venti che agghiacciavano Cocito; et avea sei occhi coi quali piangeva, e tre menti e quindi gocciolava lo sangue e la bava2, e da ogni bocca avea pendente un’anima; da quella di mezzo pendeva co’ piedi in giù, e quella dice Virgilio a Dante ch’era Giuda; e della bocca nera pendeva un’anima col capo di sotto, e quella dice Virgilio che era Bruto; e dall’altra bocca tra bianca e gialla pendeva un’altra anima col capo di sotto, e quella dice Virgilio che era Cassio; e queste tre anime frangeva coi denti, come la maciulla frange lo lino. E poi che Virgilio li manifestò quelli peccatori, ammonisce Dante che tempo è da partirsi dell’inferno: imperò che tutto è veduto.
C. XXXIV — v. 1-9. In questi tre ternari l’autor nostro finge che Virgilio li parlasse, e mostrasseli di lungi lo Lucifero e facesselo cauto che guardasse se lo vedea, dicendo così: Vexilla Regis prodeunt Inferni; finge l’autore che Virgilio parli, e dica le parole dette di sopra che sono in Grammatica, che in volgare dicono così: Li gonfaloni del Re dello Inferno si manifestano; e queste erano l’alie del Lucifero, come si mosterrà di sotto, Verso di noi; però dinanzi mira; tu, Dante, Disse il Maestro mio; cioè Virgilio, se tu il discerni; cioè se tu il puoi scorgere. Come quando una grossa nebbia spira; discerne
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