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133Lo Duca et io per quel cammino ascoso
Entrammo a ritornar nel chiaro mondo;
E sanza cura aver d’alcun riposo,
136Salimo suso, el primo et io secondo,1
Tanto ch’io viddi delle cose belle,
Che porta il Ciel, per un pertugio tondo;2
139E quindi uscimo a riveder le stelle.34
- ↑ v. 136. C. M. Salimo’n suso,
- ↑ v. 138. C. M. pertuso
- ↑ v. 139. C. M. uscimmo
- ↑ v. 139. Vincenzio Gioberti nel vol. ii della sua Protologia nota come Dante finisce le sue tre cantiche colla voce stella; la qual voce per l’Allighieri è simbolo di vista, e codesta temmirio di cognizione. E.
C O M M E N T O
Vexilla Regis prodeunt ec. In questo xxxxiiii canto ed ultimo della prima cantica; cioè dello Inferno, l’autor nostro tratta del quarto giro ed ultimo del nono cerchio che si chiama Giudecca da Giuda, come si dirà di sotto, nel quale sono li traditori ch’ànno tradito i loro maestri1, signori e benefattori; et imperò ci pone lo Lucifero nel centro della terra, perchè si levò contra il suo Fattore, e dividesi in due parti: imperò che prima pone come venne nel quarto giro, e descrive le pene che vi trovò et il peccato che vi si punisce per li peccatori che quivi nomina, et all’ultimo pone come2 passò lo centro della terra et uscie fuori dell’inferno, quivi: Come a lui piacque ec. La prima3 si divide in sei parti: imperò che prima pone come ebbe da lungi apparenzia del Lucifero; nella seconda descrive il modo della pena di quelli del quarto giro, quivi: Già era (e con paura ec.; nella terza pone come Virgilio li mostra lo Lucifero, che lo chiama Dite, quivi: Quando noi fummo fatti ec.; nella quarta descrive come è fatto Dite, quanto4 alla statura, quivi: Lo Imperador del doloroso ec.; nella quinta lo descrive, quanto alle condizioni del corpo, quivi: O quanto parve a me ec.; nella sesta pone com’elli tormenta certi gravi peccatori, quivi: Da ogni bocca ec. Divisa la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale la quale è questa.