73Appigliò sè alle vellute coste.
74 Di vello in vello giù discese poscia
75 Tra il folto pelo e le gelate croste.
76Quando noi fummo là, dove la coscia
77 Si volge a punto in sul grosso dell’anche,
78 Lo Duca con fatica e con angoscia
79Volse la testa ov’elli avea le zanche,
80 Et aggrappossi al pel, com’uom che sale,
81 Sì che in Inferno io credea tornar anche.
82Attienti ben, che per cotali scale,
83 Disse il Maestro, ansando come uom lasso,
84 Conviensi dipartir da tanto male.1
85Poi uscì fuor per lo foro d’un sasso,
86 E puosesi in su l’orlo a sedere;2
87 Appresso porse a me l’accorto passo.
88Io levai li occhi, e credetti vedere
89 Lucifero, com’io l’avea lasciato,
90 E vidigli le gambe in su tenere.
91E s’io divenni allora travagliato,
92 La gente grossa il pensi, che non vede
93 Qual è quel punto, ch’io avea passato.3
94Levati su, disse il Maestro, in piede:
95 La via è lunga, el cammino è malvagio,
96 E già lo Sole a mezza terza riede.
97Non era caminata di palagio
98 Là ’v’eravam; ma natural burella,
990 Che avea mal suolo, e di lume disagio.
100Prima che dell’abisso mi divella,
101 Maestro mio, diss’io quando fui dritto,
102 A trarmi d’erro un poco mi favella:
- ↑ v. 84. C. M. di tanto
- ↑ v. 86. C. M. E puosemi
- ↑ v. 93. C. M. avea lassato.