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viaggio, che quel, che tu ài preso, Rispose Virgilio, poi che lagrimar mi vide; cioè mosso a compassion per le mie lagrime, Se vuoi campar d’esto loco selvaggio, nel qual tu se’; et assegna la cagione, come fa l’uomo savio, le cui sentenzie sono sempre mosse da vera cagione, dicendo: Chè; cioè imperò che, quella bestia, per la qual tu gride; cioè la lupa, Non lascia altrui passar per la sua via; Ma tanto lo impedisce; cioè colui, che vi vuol passare, che l’uccide nella via sua; e dimostra quanto sia pericolosa quella lupa, descrivendo la sua natura e dicendo: Et à natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia; cioè non sazia la sua fame, E dopo il pasto à più fame che pria. Questa è la prova che mai non sazia: imperò che quanto più mangia, più à fame. E questa è la esposizione litterale, sotto la quale il nostro autore ebbe un bello intendimento allegorico; cioè che Virgilio, che significa la ragione, dalla quale Dante; cioè la sensualità, aveva domandato lo suo aiuto, lo consigliasse che li convenia tenere altra via, che quella che avea presa, se volea campare della selva, che significa la vita mondana viziosa, come detto è di sopra. Sono molti che vissono nell’etadi della puerizia et adolescenzia nelli diletti del mondo, conoscendo tal vita essere non buona, e’ vogliono sanza mezzo nessuno da essa passare alla vita virtuosa, stando in quelle medesime delicatezze del mondo et in quelle occupazioni che prima; ma non si può: imperò che da l’un lato lo impaccia la lussuria, dall’altro lato la superbia e con questa l’avarizia; li quali tre vizi sono significati per li detti tre animali, come è detto di sopra. E però la ragione consiglia che si tenga altra via; cioè che la sensualità non vada per sè alle virtù: chè non vi potrebbe mai andare; ma seguiti la ragione, et ella ve la guiderà; e del guidamente e della via diremo di sotto, quando verremo ove si tratta di ciò. E notantemente dice, che l’avarizia non lascia altrui passare per la sua via, a denotare che la via della sensualità è la sua via, e per quella nessuno può andare, o ver passare alla vita virtuosa; ma stando in essa, tanto sarebbe impedito da lei ch’ella l’ucciderebbe, cioè, o che veramente morrebbe in quello peccato, o che vi diventerebbe ostinato, che è essere morto quanto a Dio. E questo si prova per quello che seguita: chè l’avarizia mai non si sazia come tutti li autori dicono e per esperienzia si vede; e però è assimigliata al fuoco, che quanto più legne vi metti, tanto più arde e più ne consuma.

C. I - v. 100-111. In questi quattro ternari seguita la sua descrizione della lupa e poi aggiugne una profezia dicendo: Molti son li animali; cioè ragionevoli, uomini intende: chè delli altri non direbbe, e ben dice animali: chè chi è sottoposto a tal vizio non merita di essere chiamato uomo, a cui s’ammoglia questa lupa signi-