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c a n t o   xxxiv. 845

46Sotto ciascuna uscian due grandi ali,
      Quanto si conveniva a tanto uccello:
      Vele di mar non vid’io mai cotali.
49Non avean penne, ma di vilpistrello1
      Era lor modo; e quelle svolazzava,2
      Sì che tre venti si movean da ello.
52Quindi Cocito tutto s’aggelava;
      Con sei occhi piangea, e per tre menti
      Gocciava il pianto e sanguinosa bava.3
55Da ogni bocca dirompea coi denti
      Un peccatore a guisa di maciulla,
      Sì che tre ne facea così dolenti.
58A quel dinanzi il mordere era nulla
      Verso il graffiar, che tal volta la schiena
      Rimanea della pelle tutta brulla.
61Quell’anima lassù ch’à maggior pena,
      Disse il Maestro, è Giuda Scariotto,
      Che il capo à dentro, e fuor le gambe mena.
64Delli altri due che ànno il capo di sotto,
      Quel che pende dal nero ceffo, è Bruto:
      Vedi come si storce, e non fa motto;
67E l’altro è Cassio, che par sì membruto.
      Ma la notte risurge, et oramai
      È da partir, che tutto aven veduto.
70Come a lui piacque, il collo gli avvinghiai;
     Et el prese di tempo e luogo poste:4
      E quando l’alie furo aperte assai,5

  1. v. 49. C. M. penna, ma di vespertello
  2. v. 50. C. M. quelle in su alsava,
  3. v. 54. Una bella variante ne viene offerta dal Cod. Antald. » Gocciava al petto sanguinosa bava. » E.
  4. v. 71. C, M. del tempo
  5. v. 72. C. M. funno