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i n f e r n o xxxiii. |
[v. 121-138] |
imperò che alcuna volta addiviene che l’uomo more nel tradimento, et allora non rimane il corpo nel mondo. Inanzi ch’Antropos mossa li dea: Antropos1 è una delle tre Fate, che à a riducere la vita da essere a non essere, come detto fu di sopra cap. xxv, Purg. quando disse: E quando Lachesis non à più lino; et ancora vuol dire inanzi che naturalmente si finisca la vita: imperò che allora si divide l’anima dal corpo; e questo è l’officio d’Antropos che si dice stroncare lo filo, e tanto viene a dire Antropos, quanto sanza conversione: imperò che non si ritorna poi da non essere ad essere, se non dopo al fine del mondo al giudicio universale, quando ciascuno resuciterà2
per non morire più. E perchè tu più volentier mi rade Le invetriate lagrime dal volto; li promette di dire più inanzi e così osserva, acciò che più volentieri li faccia il servigio addomandato, Sappi che, tosto che l’anima trade; cioè se determinata di fare lo tradimento, et a quella determinazione dà opera, Come fec’io; dice frate Alberigo, il corpo suo l’è tolto Da un demonio, che poscia il governa, Mentre che il tempo suo tutto sia volto; e finge costui essere di quelli che ànno più a vivere, secondo che gli è dato3 di sopra; ma non di quelli che moiono nel tradimento; e però disse di sopra: spesse volte l’anima ci cade; quasi dicesse: Non sempre. Ella; cioè quell’anima che fa il tradimento, ruina; cioè cade, in sì fatta cisterna; come è questa, che tu vedi del terzo giro del nono cerchio, E forse pare ancor lo corpo suso; parla dubitativamente del corpo d’un’anima che gli era dietro: imperò che come fu disfinito per l’autore di sopra cap. x, nulla sanno li dannati del mondo, o vero de’ fatti del mondo; onde disse: Nulla sapem di vostro stato umano — . Dell’ombra, che di qua dietro mi verna; cioè di quell’anima che dietro a me sta fitta nella ghiaccia; perchè l’anima si chiami ombra l’autore ne rende ragione nella seconda cantica: vernare è fare lo verno, et in questa parte piglia l’autore per sostenere freddo. Tu il dei saper; cioè tu, Dante, se tu vien pur mo giuso; se il corpo è su vivo di costui, ch’emmi di rietro; et acciò che tu lo possi sapere, Elli è ser Branca d’Oria: questo messer Branca d’Oria fu uno genovese, genero di donno Michele Zanche signore di Logodoro di Sardigna, del quale fu detto di sopra cap. xxii, nella bolgia della pegola; e per avere la signoria invitò a mangiare4 il suocero, et a tavola l’uccise con consiglio et aiuto d’uno suo parente; e per questo tradimento finge l’autore che sia l’anima in Cocito e il corpo sia ancor su nel mondo: imperò che,
- ↑ Antropos; Atropo, dove secondo l’uso degli antichi è frammesso un n come in Ensiona e simili. E.
- ↑ resuciterà; resusciterà. In antico levavasi talora l’s innanzi al c, come dicostarsi, arbucello per discostarsi, arbuscello ed altri. E.
- ↑ C. M. è ditto di sopra;
- ↑ C. M. invitò a desinare il suocero,