49Io non piangea: sì dentro impetrai;
50 Piangevano elli, et Anselmuccio mio
51 Disse: Tu guardi sì, padre, che ài?
52Perciò non lagrimai, nè rispuos’io
53 Tutto quel giorno, nè la notte appresso,
54 In fin che l'altro Sol nel mondo uscio.
55Come un poco di raggio si fu messo
56 Nel doloroso carcere, et io scorsi
57 Per quattro visi il mio aspetto stesso;
58Ambo le mani per dolor mi morsi;
59 Et ei pensando ch’io il fessi per voglia
60 Di manicar, di subito levorsi,1
61E disser: Padre, assai ci fia men doglia,2
62Che tu mangi di noi: tu ne vestisti
63 Queste misere carni, e tu ne spoglia.
64Queta’mi allor, per non farli più tristi:
65 Lo di’ e l’altro stemmo tutti muti.3
66 Ahi dura terra! perchè non t’apristi?
67Poscia che fummo al quarto di’ venuti,
68 Gaddo mi si gittò disteso a’ piedi,
69Dicendo: Padre mio, che non m’aiuti?
70Quivi morì; e come tu mi vedi,
71 Vid’io cascar li tre ad uno ad uno,
72 Tra il quinto di’ e il sesto; ond’io mi diedi
73Già cieco a brancolar sopra ciascuno,
74 E due di’ li chiamai, poi che fur morti:4
75 Poscia, più che il dolor, poteo il digiuno.5
76Quand’ebbe detto ciò, con li occhi torti
77 Riprese il teschio misero coi denti,
78 Che forar l’osso, come d’un can, forti.6
- ↑ v. 60. Levorsi; sincope di levorosi, si levoro. E.
- ↑ v. 61. C. M. dissen:
- ↑ v. 65. C. M. Quel dì
- ↑ v. 74. E tre dì
- ↑ v. 75. C. M. potè ’l
- ↑ v. 78. C. M. Che foran