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i n f e r n o xxxii. |
[v. 25-39] |
su e li animali e li uomini, e però l’autore ne fa comparazione dicendo che non fece il verno Tanai sotto il freddo cielo sì grosso velo di ghiaccia, come avea quel lago1 di Cocito: chè se Tabernicchi: questo è uno monte altissimo nell’Armenia, Vi fosse su caduto; cioè in su quel lago ghiacciato, che si vide inanzi, o Pietra Pana: questo è uno monte in Toscana in Carfagnana2 sopra Lucca: s’intende vi fosse su caduto; in su quel lago, Non avria pur da l’orlo fatto cricchi; non che la ghiaccia fosse rotta; ma non sarebbe pure sgrossato dalle sponde, nè fatto suono cri cri: sì era grossa la ghiaccia. E questo dice l’autore, per mostrare la gran freddura ch’elli finge che quivi fosse, la quale è degna pena a coloro che sono stati privati di carità, come sono li traditori mossi da superbia e da invidia; la qual freddura allegoricamente si truova essere in quelli del mondo, avendo il cuore aperto ad ogni crudeltà. Ora pone il modo, com’elli finge che stessono quelle misere anime, dicendo: E come a gracidar si sta la rana Col muso fuor dell’acqua, quando sogna Di spigolar; cioè di coglier le spighe rimase, che si chiama ristoppiare, sovente; cioè spesse volte, la villana; cioè la femina della villa: spesse volte l’uomo sogna la notte quello che l’uomo fa il di’; e però vuol dire che di giugno e di luglio, quando è segato il grano, che’ ranocchi stanno alle ripe dell’acque col capo fuori a gracidare, Livide in fin là dove appar vergogna Eran l’ombre dolenti nella ghiaccia; qui dimostra che l’anime erano livide nella ghiaccia, salvo che il capo col volto ch’era di fuori, e quello era ancora livido per lo freddo; e però dice che l’ombre dolenti erano nella ghiaccia livide tutte, infin dove appar vergogna; cioè infino al volto; e questo si manifesterà di sotto, quando dirà: Poscia vid’io mille visi cagnazzi, ove si mostra chiaramente che intese de’ volti: imperò che il volto è quella parte del corpo che dimostra la vergogna, come è stato altra volta detto. Mettendo i denti in nota di cicogna; cioè tremando a dente a dente, e percotendo li denti l’uno con l’altro come fa la cicogna, quando percuote lo becco di sotto con quel di sopra. Et è qui da notare che l’autore fìnge che ad uno medesimo modo sieno puniti quelli che tradiscono li parenti, e quelli che tradiscono la patria, e quelli che tradiscono li amici3, e questo è ragionevole: imperò che questi parimente rompono fede; ma lo romper dell’uno è inverso maggiore fede che in quel dell’altro, e però merita più freddo perchè è stato più crudele: maggior crudeltà è a disfare una città che uno uomo; e così maggior rompimento è di fede, quando si rompe mostrando
- ↑ C. M. quel lago che si vidde dinanti, che nasce del fiume Cocito:
- ↑ C. M. Garfagnana
- ↑ C. M. li amici, se non che sono in maggior freddo, perchè sono più inverso ’l centro, e questo