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il muro che era d’intorno, dice che udì dire d’intorno: Guarda come tu vai, che tu non scalpiti1 co’ piedi le teste de’ miseri dolenti. E per questo parlare dice che si volse, e videsi dinanzi e sotto i piedi uno lago agghiacciato che parea vetro; e fa alcuna similitudine, che nella Magna non ghiaccia così il Danubio nè ’l Tanai sotto il settentrione: e dice come stanno li ranocchi fuor dell’acqua col muso a guardare la state; così stavano l’anime fitte2 nella ghiaccia, livide infino al volto tutto l’altro, i quali dibatteano i denti per lo freddo, e teneano li volti volti in giù. E quando ebbe ragguardato intorno, vide che si stavano sì stretti a’ piedi suoi, che i capelli del capo erano insieme mescolati; onde li cominciò a domandare chi fossono, e quelli piegarono li colli, per vedere chi era colui che li dimandò. E poi che l’ebbono veduto, si ritornarono come erano: et uno ch’avea meno li orecchi per lo freddo, tenendo pur lo volto basso, disse a Dante: Perchè pur ti specchi in noi? E manifestolli chi erano quelli due detti di sopra, et ancora delli altri d’intorno da sè, et alfine sè medesimo. E qui finisce la lezione prima: ora è da vedere’ il testo con l’allegorie.

C. XXXII — v. 1-9. In questi tre ternari primi l’autore fa uno principio escusatorio alla materia, dicendo: S’io avessi le rime aspre e chiocce; cioè che venissono aspre e mal resonanti, Come si converrebbe al tristo buco; cioè al centro della terra, che è forato come uno buco, come apparirà quando si dirà di sotto, ove porrà che Lucifero sia messo, Sopra il qual pontan tutte l’altre rocce: roccia si può intendere che sia sasso, et allora si piglia per li pesi: imperò che tutti i pesi pontano e pingono in sul centro della terra; e roccia si può intendere de’ vizi e de’ peccati, o vero bruttura, come quando la feccia secca intorno ad alcuno sasso; e così si può intendere dei vizi e dei peccati: imperò che tutti pontano e poggiano al buco tristo; cioè allo Lucifero che è nel tristo buco del centro della terra, e così si pone lo continente per lo contento3. Degna cosa è che sopra colui pontino li vizi e li peccati, dal quale ànno avuto principio. Da Lucifero venne il vizio e il peccato, et elli seminò prima la fraude nel mondo; e perchè la seminò, prima contra Idio che non può essere maggiore, però l’autore fìnge ch’elli sia nel buco del centro della terra; e dice tristo, perchè dà tristizia. Io premerei di mio concetto il suco; cioè io esprimerei la sentenzia del mio concetto, Più pienamente; ch’io non farò: come lo sugo esce della cosa umida, quando è premuta; così le parole escono formate a pronunziare la sentenzia che l’uomo à conceputo, ma perch’io non l’abbo; queste rime aspre e chiocce, come si converrebbe alla materia: imperò che all’oratore et

  1. C. M. non scalchi co’
  2. C. M. fioche nella
  3. C. M. per lo contenuto.