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804 i n f e r n o

136Che se tu a ragion di lui ti piangi,
      Sappiendo chi voi siete, e la sua pecca,
      Nel mondo suso ancor io te ne cangi,
139Se questa, con ch’io parlo, non sia secca.1

  1. v. 139. Se quella,

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C O M M E N T O


S’io avessi le rime ec. In questo xxxii canto l’autor comincia a trattare del nono cerchio, nel quale finge sè esser disceso; e fa principalmente due cose, perchè prima pone quel che truova nel primo girone del nono cerchio; nella seconda, come attraversò e passò nel secondo girone, lo quale chiama Antenora, quivi: E mentre ch’andavamo ec. La prima parte, che sarà la prima lezione, si divide in sette parti: imperò che prima fa come uno preambulo al nono cerchio, del quale incomincia a trattare in questo canto; nella seconda fa una sua invocazione et esecrazione, quivi: Ma quelle Donne ec.; nella terza incomincia a trattar del luogo, quivi: Come noi fummo ec.; nella quarta pone alla sua narrazione alcune similitudini, quivi: Non fece al corso ec.; nella quinta incomincia a domandar di quelli che vi truova, quivi: Quand’io ebbi d’intorno ec.; nella sesta pone come uno rispose per loro, quivi: Et un, che avea perduto ec.; nella settima pone come colui narrò poi di sè medesimo, quivi: E perchè non mi metti ec. Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale la quale è questa.
     Poi che l’autore à finto ch’elli e Virgilio furono posti da Anteo nel fondo dell’inferno, fa alcuno preambulo alla materia, mostrando di dubitar di poter dire convenientemente alla materia, dicendo: S’io avessi le rime aspre e chiocce, come si converrebbe al tristo piccolo luogo, del quale io ò a trattare, dove tutti i pesi discendono, io premerei il sugo del mio concetto più pienamente, ch’io non farò; ma perch’io non abbo questo, m’induco a dire non sanza paura di potere satisfare alla materia. Ma quelle Donne; cioè le Muse, aiutino me a questo poema, ch’aiutarono Anfione a far la rocca di Tebe sì, che le parole non sieno diverse dalla materia. E fatta questa invocazione, grida sopra quelli dannati, dicendo: O mal creato popolo, che stai nel luogo, del quale è duro a parlare, meglio saresti stati nel mondo pecore o capre. Et appresso comincia a parlare, anzi a narrare, dicendo che, come fu giù nel fondo del pozzo e guardava