106Quand’un altro gridò: Che ài tu, Bocca?
107 Non ti basta sonar con le mascelle,
108 Se tu non latri? Qual diavol ti tocca?
109Omai, diss’io, non vo’ che tu favelle,
110 Malvagio traditor, ch’alla tua onta
111 Io porterò di te vere novelle.
112Va via, rispuose, e ciò che tu vuoi conta;
113 Ma non tacer, se tu di qua entro eschi,
114 Di quei ch’ebbe or così la lingua pronta.1
115El piange qui l’argento de’ Franceschi:
116 Io vidi, potrai dir, quel da Duera
117 Là, dove i peccatori stanno freschi.
118Se fossi domandato altri chi v’era,
119 Tu ài dal lato quel di Beccheria,2
120 Di cui segò Fiorenza la gorgiera.
121Gianni de’ Soldanier credo che sia3
122 Più là con Ganellone, e Tribaldello
123 Ch’aprì Faenza quando si dormia.
124Noi eravam partiti già da ello,
125 Ch’io vidi due ghiacciati in una buca
126 Sì, che l’un capo all’altro era cappello;
127E come il pan per fame si manduca,
128 Così il sovran li denti all’altro pose
129 Là, ove il cervel s’aggiugne con la nuca.
130Non altrimenti Tideo si rose
131 Le tempie a Menailppo per disdegno,
132 Che quei facea il teschio e l’altre cose.4
133O tu, che mostri per sì bestial segno
134 Odio sopra colui cui tu ti mangi,
135 Dimmi il perchè, diss’io, per tal convegno;
- ↑ v. 114. C. M. Di quel ch’ebbe or
- ↑ v. 119. C. M. Beccaria,
- ↑ v. 121. C. M. del Soldanier
- ↑ v. 132. C. M. al teschio e l’altre cose.