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802 i n f e r n o

76Se voler fu, o destino, o fortuna,
      Non so; ma passeggiando fra le teste,
      Forte percossi il piè nel capo ad una.1
79Piangendo mi sgridò: Perchè mi peste?2
      Se tu non vieni a crescer la vendetta
      Di Mont’Aperti, perchè mi moleste?
82Et io: Maestro mio, or qui m’aspetta,
      Sì ch’io esca d’un dubbio per costui;
      Poi mi farai, quantunque vorrai, fretta.
85Lo Duca stette; et io dissi a colui
      Che biastemiava duramente ancora:3
      Qual se’ tu, che così rampogni altrui?
88Or tu chi se’, che vai per l’Antenora
      Percotendo, rispose, altrui le gote,
      Sì che, se fosse vivo, troppo fora?4
91Vivo son io, e caro esser ti puote,
      Fu mia risposta, se domandi fama,
      Ch’io metta il nome tuo tra l’altre note.
94Et elli a me: Del contrario ò io brama;
      Levati quinci, e non mi dar più lagna:
      Chè mal sai lusingar per questa lama.
97Allor lo presi per la coticagna,
      E dissi: El converrà, che tu ti nomi,
      O che qui su capel non ti rimagna;
100Ond’egli a me: Perchè tu mi dischiomi,
      Non ti dirò ch’io sia, nè mosterrolti,
      Se mille fiate in sul capo mi tomi.
103Io già avea i capelli in mano avvolti,5
      E tratti glien avea più d’una ciocca,
      Latrando lui con li occhi in giù raccolti;

  1. v. 78. C. M. nel viso ad una.
  2. v. 79. C. M. mi gridò:
  3. v. 86. C. M. biastimava
  4. v. 90. C. M. se fossi
  5. v. 103. C. M. Io avea già i capelli