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[v. 97-105] | c o m m e n t o | 795 |
me l’opere corporali e spirituali furono tutte sciolte contra Idio; così sono ora legate, significate per le braccia, dalla catena della coscienzia: e come tutta sua forza mise in far contro a Dio; così tutta sua forza è ora legata per lo collo, ov’è la fortezza di portare li carchi. Questo superbo voll’essere esperto; cioè questo gigante, del quale è detto, volle pigliare esperienzia, Di sua potenzia contra il sommo Giove; cioè contra Dio volle provare la sua potenzia. Disse il mio Duca; cioè Virgilio a me Dante, ond’elli à cotal merto; qual tu dì, o ver vedi. Fialte à nome; or lo nomina, dicendo ch’à nome Fialte. Li poeti lo chiamano Efialte e fu uno di quelli Titani, ch’elli fingevano che combattessono contra li dii, de’ quali si trovano nominati Encelado, Ceo, Tizio, Tifeo o ver Tifo, Briareo e Fialte1 e fece le gran prove, Quando i giganti fer paura a’ Dei: imperò che impuosono monte sopra monte in Tessaglia, e presono le armi contra loro: Le braccia, ch’el menò; contra li dii, giammai non muove; più: imperò che sone legate.
C. XXXI — v. 97-105. In questi tre ternari l’autor nostro, per fare menzione d’un altro gigante, finge ch’elli ne domandasse Virgilio di volerlo vedere; e però dice: Et io a lui; cioè io Dante dissi a lui, cioè a Virgilio: Se esser puote, io vorrei: onesta è la domanda, ch’addomanda quel ch’è possibile, Che dello smisurato Briareo Esperienzia avesser li occhi miei; cioè di quel gigante Briareo, che fingono i poeti ch’avesse cento mani, ch’ancora si dice aver combattuto contra li dii. Ond’ei rispose; cioè Virgilio: Tu vedrai Anteo; di questo Anteo si dirà di sotto, Presso di qui, che parla et è disciolto: questi non parla et è legato come tu vedi; ma Anteo è disciolto e parla, Che ne porrà; cioè noi, me Virgilio e te Dante, nel fondo d’ogni reo; cioè d’ogni retà, cioè nel fondo dell’inferno. Quel che tu vuoi veder; cioè Briareo, più là è molto; che Anteo sì, che troppo sarebbe lungo il cammino, Et è legato e fatto come questo; sì, che invano s’andrebbe a lui, Salvo che più feroce par nel volto; che non è Fialte. E notantemente pone che questi non parlino: però che poco si truova di loro appo li poeti; e pone che sieno legati, per mostrare che la violenzia che mostrarono contra Dio, sia punita in quel modo; Anteo pone che parli: imperò che di lui molto dice Lucano, e pone che sia sciolto, perchè non fece contro alli idii; ma rubava in Libia, come si dirà di sotto.
C. XXXI — v. 106-114. In questi tre ternari finge l’autore come ebbe gran paura per la scossa di Fialte, e come pervenne poi ad Anteo, e dice così: Non fu tremuoto mai tanto rubesto, Che scotesse una torre così forte, Come Fialte a scuotersi fu presto; quando vide
- ↑ C. M. Briareo et Efialte.