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794 i n f e r n o   xxxi. [v. 82-96]

punito, et à nome Fialte, e fece grandi pruove quando li giganti vollono prendere il cielo; e però le braccia, che allora menò, non può muovere più. Onde Dante dice a Virgilio: Se essere potesse, io vorrei vedere lo smisurato Briareo; e Virgilio rispose: Tu vedrai Anteo presso di qui, che ci poserà nel fondo dell’inferno: quello che tu vuoi sapere è molto più là et è fatto come questo, se non che par più feroce che questo nel volto. E mentre che Virgilio dicea così, dice che Fialte scosse e tremò, come trema una torre quando è tremuoto; onde Dante dice che ebbe gran paura di morte più che mai, e non era mestieri se non lo spazio, che Fialte fosse ito verso lui, ch’elli sarebbe morto; ma elli vide le ritorte delle catene star ferme, e però si rassicurò. E poi passarono oltre e pervennono ad Anteo che usciva fuori della grotta, il quale era cinque alle sanza il capo. Allora Virgilio parlò, pregandolo che li dovesse porre giù nel fondo, considerando che quivi era Dante che li potea dare fama, la quale si desidera dall’infernali. Et allora Anteo distese il braccio e prese Virgilio, e Virgilio prese Dante, e chinossi giù al fondo dell’inferno, e quivi leggermente li posò; e poi si rilevò su, come si leva l’arbore nella nave. E qui finisce la sentenzia litterale: ora è da vedere lo testo con le esposizioni morali, o vero allegoriche.

C. XXXI — v. 82-96. In questi cinque ternari l’autor nostro finge che, poi che Virgilio confortò Dante e diliberò di non parlare a Nembrot assegnando la cagione, dice che volsono intorno al pozzo a man sinistra; e però dice: Facemmo adunque più lungo viaggio; io e Virgilio, Volti a sinistra: l’autore à sempre tenuto quest’ordine che, quando à significato di volgersi, sempre à finto di volgersi a man sinistra, perchè la via sinistra mena allo inferno, e la via destra al paradiso, et al trar d’un balestro; cioè di lungi una balistrata, Trovammo l’altro; gigante, assai più fiero e maggio; che non era Nembrot. A cigner lui, qual che fosse il maestro, Non so io dire; dice Dante che non sa qual fosse il maestro, ad incatenar questo gigante che trovarono poi; ma el tenea soccinto; cioè legato di sotto, Dinanzi l’altro; cioè lo manco, e dietro il braccio destro; cioè il ritto. Questo finge l’autore, per dare ad intendere che l’opere spirituali, diritte e buone ebbe di rietro, cioè che le pospose; e le sinistre, cioè le ree corporali ebbe d’inanzi che le elesse e seguitolle; e però ebbe così legate le braccia, D’una catena, che il teneva avvinto Dal collo in giù, sì che in su lo scoperto; cioè dal collo infino al mezzo, che si vedea fuori della ripa, Si ravvolgea infino al giro quinto; cioè che cinque volte li dava intorno: questa catena era la coscienzia del suo peccato, che il tenea legato. E finge l’autore cinque ritorte, perchè come ebbe li cinque sentimenti a far contra Dio sciolti; così abbia cinque legamenti di coscienzia di ciascun sentimento: e co-