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c o m m e n t o |
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come Enea da Sibilla, secondo Virgilio, et Ulisse da . . . . . .1, secondo Omero, fuor che Ercole, lo quale li poeti fingono esservi disceso per sè medesimo; l’autore nostro, non volendo essere presuntuoso, finge anco elli essere guidato, e da Virgilio più tosto che da altri, perchè Virgilio studiato da lui, singularmente fu cagione di muoverlo a questa alta poesia, e lui à seguitato sommariamente, ponendo l’inferno distinto in nove cerchi, benchè per altro modo il ponga: imperò che Virgilio pone in sei circuli li dannati, e nelli altri pone li purgantisi, e l’incorporantisi ancora, e li felici; e l’autore nostro tutti li mette de’ dannati. E come poi nel settimo cerchio pone li purgantisi; così l’autore seguendo la fede catolica li pone nel purgatorio di per sè. E come Virgilio pone li campo elìsi, ove pone li felici; così l’autore pone nella seconda cantica il paradiso terrestre; e questo è quanto alla lettera.
Allegoricamente si dee intendere, o vero moralmente: imperò che tra moralità et allegoria non fo distinzione, seguendo li grammatici, che dicono che, quando la sentenzia è altro che le parole suonino, è allegoria, come dice lo Dottrinale nel trattato delle figure: chè Dante impedito prima dalla lussuria significata per la lonza, e poi dalla superbia significata per lo leone, e poi dalla avarizia significata per la lupa, che lo fece tornare a dietro, si pone qui per la sua sensualità impedita2 da’ detti tre vizi. Et è da notare qui, benchè san Giovanni Evangelista dica, che tre peccati sono quelli che guastano il mondo; cioè l’appetito della carne che è la lussuria; e la superbia della vita, che è la superbia; e la concupiscenzia delli occhi che è l’avarizia, più che altri lo guasta l’avarizia; e però finge l’autore che la superbia e l’avarizia li facessono impaccio a salire al monte; ma solo l’avarizia lo fecesse tornare a dietro, la qual cosa è rovinare. Imperò che tornare dalla virtù al vizio è ruina, e partirsi dal vizio e montare alla virtù è salire; e però dice l’autore: Mentre ch’io ruinava in basso loco: a grande bassezza viene chi viene al vizio et al peccato. Et in quanto pone che li apparve uno, lo quale non nomina, per mostrare l’effetto della paura, che fa l’uomo oblivioso e dimentichevole, lo quale fu Virgilio, come dirà di sotto, del quale egli era stato studiosissimo, e’ finge che costui lo togliesse dalla ruina de’ vizi: imperò che i poeti, arrecanti in dispregio il vizio, et in amore le virtù, campano coloro, che studiano in essi, da’ vizi et induconli ad amare le virtù, e significa che la ragione inferiore significata per Virgilio, come si dirà disotto, la
- ↑ Il Codice Magliabechiano à quì pure da con una lacuna, così il Laurenziano. Ulisse avvertito da Circe scese all’Inferno; ma non guidato da alcuno. Omero Odissea lib. X. E.
- ↑ C. M. la quale era impedita.