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c a n t o   xxxi. 781

76Poi disse a me: Elli stesso s’accusa:
      Questi è Nembrotto, per lo cui mal voto1
      Pur un linguaggio nel mondo non s’usa.
79Lascianlo stare, e non parliamo a voto:2
      Chè così è a lui ciascun linguaggio,
      Come il suo ad altrui, che a nullo è noto.
82Facemmo adunque più lungo viaggio,
      Volti a sinistra; et al trar d’un balestro
      Trovammo l’altro assai più fiero e maggio.3
85A cigner lui, qual che fosse il maestro,
      Non so io dire; ma el tenea soccinto
      Dinanzi l’altro, e dietro il braccio destro,
88D’una catena, che il teneva avvinto
      Dal collo in giù, sì che in su lo scoperto
      Si ravvolgea infìno al giro quinto.
91Questo superbo voll’essere esperto
      Di sua potenzia contra il sommo Giove,
      Disse il mio Duca, ond’elli à cotal merto.
94Fialte à nome, e fece le gran prove,
      Quando i giganti fer paura a’ Dei:
      Le braccia, ch’el menò, giammai non muove.
97Et io a lui: Se esser puote, io vorrei
      Che dello smisurato Briareo
      Esperienzia avesser li occhi miei.
100Ond’ei rispose: Tu vedrai Anteo
      Presso di qui, che parla et è disciolto,4
      Che ne porrà nel fondo d’ogni reo.

  1. v. 77. mal coto
  2. v. 79. C. M. Lasciallo stare,
  3. v. 84. Maggio; maggiore, dal majus latino, cambiata la j in gg, come pure da pejus; peggio. E.
  4. v. 101. C. M. da qui,