49Natura certo, quando lasciò l’arte
50 Di sì fatti animali, assai fe bene,
51 Per torre tali esecutori a Marte.1
52E s’ella d’elefanti e di balene
53 Non si pentè, chi guarda sottilmente,
54 Più giusta e più discreta la ne tiene:2
55Chè dove l’argomento della mente
56 S’aggiugne al mal volere, et à la possa,
57 Nessun riparo vi può far la gente.
58La faccia sua mi parea lunga e grossa,
59 Come la pina di San Piero a Roma,3
60 Et a sua proporzion eran l’altre ossa;
61Sì che la ripa, ch’era perizoma
62 Dal mezzo in giù, ne mostrava ben tanto4
63 Di sopra, che di giugnere alla chioma
64Tre Frison s’averien dato mal vanto:5
65 Però ch’io ne vedea trenta gran palmi
66 Dal luogo in giù, dov’uom s’affibbia il manto.
67Raphel may ameth zabi almy,6
68 Cominciò a gridar la fiera bocca,
69 Cui non si convenia più dolci salmi.
70E il Duca mio ver lui: Anima sciocca,
71 Tienti col corno, e con quel ti disfoga,
72 Quand’ira o altra passion ti tocca.
73Cercati il collo, e troverai la soga
74 Che il tien legato, o anima confusa,
75 E vedi lui che il gran petto ti toga.7
- ↑ v. 51. C. M. torrer
- ↑ v. 54. C. M. ne la tene:
- ↑ v. 59. C. M. la pigna
- ↑ v. 62. C. M. in giù, non mostava
- ↑ v. 64. C. M. Tre Fregion s’avren dato
- ↑ v. 67. C. M. bay
- ↑ v. 75. E vedi lei