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[v. 91-99] | c o m m e n t o | 773 |
carato; e così chi batte e fa batter moneta falsa, commette furto, e però il furto è delle compagne della falsità.
C. XXX — v. 91-99. In questi tre ternari finge l’autor nostro che li domandasse maestro Adamo, poi ch’ebbe finito lo suo ragionamento, chi erano quelli due che giaceano dal suo lato ritto; e come maestro Adamo a ciò li risponde, dicendo così: Et io a lui; cioè io Dante dissi a maestro Adamo: Chi son li due tapini; cioè li due miseri, Che fuman, come man bagnate il verno; qui fa una similitudine che coloro fumavano, come fumano le mani quando sono bagnate il verno, Giacendo stretti a’ tuoi destri confini; cioè al tuo lato ritto? Qui li trovai; poi che Dante ebbe domandato, finge che maestro Adamo rispondesse: Qui; cioè in questo luogo, li trovai; io Adamo, e poi volta non dierno; cioè questi due, Rispuose; il maestro Adamo, quando piovi; cioè discesi, in questo greppo; cioè in questa bolgia: imperò che l’autor finge che le bolge avesson greppo dall’una parte e dell’altra: greppo è cigliare1 di fossa e sommità di terra, E non credo; io Adamo, che dien; volta costoro, in sempiterno; cioè per più lungo tempo: imperò che vuole che al giudicio risurgano costoro come li altri; e però dice sempiterno, che è tempo che à principio e ancora dè aver fine; ma dura assai. L’una è la falsa che accusò Gioseppo; questa fu la reina moglie di Faraone re d’Egitto, la quale innamorata di Gioseppo figliuolo di Giacobbo, il quale fu venduto da’ suoi fratelli a mercatanti egiziachi per invidia ch’aveano di lui, come si contiene nella Bibbia, nel Genesi libro, cap. xxxvii, per li sogni ch’elli facea et interpetrava, ch’elli dovea essere adorato dal padre e da’ fratelli: e mentirono li fratelli a Giacob, dicendoli che le fiere salvatiche l’avevano divorato, portandoli insanguinata la sua camicia del sangue dell’agnello, o vero cavretto. E menato Gioseppo in Egitto da’ detti mercatanti, venne alle mani del re Faraone e fu posto al suo servigio; e vedendo la reina questo giovane in processo di tempo tanto adatto2 et intendente, domandollo al re Faraone per suo famiglio, e il re gliel concedette; et ella innamoratasi di lui, lo richiese di disonestà più volte. E perch’egli era santo e buono, non volle mai acconsentire; onde avendolo un di’ in camera e richiedendolo palesemente d’amore, et elli non consentendole, gridò et accusollo ch’elli avea richiesta lei, e ch’elli le volea far forza. Allora Gioseppo fu preso, e per comandamento del re fu messo in prigione, e poi ne fu tratto per lo sogno, che fece lo re Faraone, delle sette vacche grasse che ingrassavano le sette vacche magre; e così sette spighe fertili riempievano sette spighe vane, lo quale interpetrò veramente Gioseppo, come poi se ne vide la verità. Questa storia chi la vuole distesa, cerchela nella Bibbia nel libro del Genesi, ch’io