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fosse. Allora li rispose questo ch’apparve1 dicendo: Non sono uomo; ma già fui, e li miei parenti furono di Lombardia d’una città, che si chiama Mantova, e nacqui al tempo che Giulio Cesare regnò nell’imperio e poi vissi in Roma sotto l’imperio d’Ottaviano Augusto, al tempo delli idoli: chè i Romani non erano ancor cristiani, e fui poeta e cantai d’Enea figliuolo d’Anchise che venne in Italia da Troia, poi che la sua nobile città, che si chiama Ilion, fu arsa e disfatta per li Greci. Ma tu, Dante, perchè ritorni nella selva scura, onde se’ uscito? perchè non sali lo monte dilettoso, che è principio e cagione di perfetta allegrezza? Allora Dante, maravigliandosi li rispose nominandolo, lodandolo e raccomandandosegli, dicendo: Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte, che spandi sì largo fiume d’eloquenzia? vagliami il lungo studio e il grande amore che m’à fatto cercare lo tuo libro: tu se’ lo mio maestro, tu se’ lo mio autore: tu solo se’ colui da cui tolsi lo bello modo del dire che m’à fatto onore. Vedi la lupa, per la quale io mi volsi a dietro: aiutami da lei tu famoso, e savio, ch’ella m’à spaurito fortemente. Allora Virgilio vedendo Dante lagrimare, dice: A te conviene tenere altro cammino, se vuogli scampare di questo luogo salvatico: imperocchè questa bestia, per la quale tu fuggi, non lascia l’uomo passare per la sua via; ma tanto lo impaccia che l’uccide, et è di sì malvagia natura, che mai non sazia lo suo bramoso appetito e dopo lo pasto à più fame che prima: e molti sono li animali a’ quali questa si congiugne, e più saranno ancora, infino che verrà uno cane veltro, che farà morire questa lupa con doglia. Questo veltro non mangerà terra, nè metallo veruno; ma sapienzia, amore e virtù, e sua nazione sarà tra feltro e feltro: e sarà salute di quella Italia, per la qual morì2 la vergine Camilla, Eurialo, Turno e Niso. Questo cane caccierà questa lupa per ogni villa, infin che l’avrà rimessa nello inferno, laonde uscì3 prima per la invidia del dimonio. Ond’io per lo tuo meglio penso et avviso che tu mi seguita, et io sarò tua guida e trarrotti di qui per luogo sempre durabile; cioè per lo inferno, ove udirai le disperate4 strida di quelli antichi spiriti dolorosi che gridano, e chiamano la seconda morte. Et ancora vedrai quelli, che sono contenti nel fuoco di purgatorio; perchè ànno speranza d’andare, quando che sia, alla gloria di vita eterna; alla quale, se tu vorrai salire, anima fia più degna di me, che lassù ti guiderà, et a lei ti lascerò, quando mi partirò da te. Imperò che Idio, che lassù regna, non vuole ch’io vada nella sua città, perch’io fui ribello alla sua legge: la sua signoria non è pur quivi; ma per tutto, benchè

  1. C. M. questo apparito.
  2. C. M. moritte.
  3. C. M. uscitte.
  4. le dispietate.