49Io vidi un fatto a guisa di liuto,1
50 Pur ch’elli avesse avuta l’anguinaia
51 Tronca dal lato che l’uomo à forcuto.2
52La grave idropesi, che sì dispaia3
53 Le membra con l’umor che mal converte,
54 Che il viso non risponde alla ventraia,
55Facea lui tener le labbra aperte,
56 Come l’etico fa, che per la sete
57 L’un verso il mento e l’altro in su riverte.
58O voi, che sanza alcuna pena siete,
59 E non so io perchè, nel mondo gramo,
60 Diss’elli a noi, guardate et attendete
61Alla miseria del maestro Adamo:
62 Io ebbi vivo assai di quel ch’io volli,
63 Et ora, lasso! un gocciol d’acqua bramo.
64Li ruscelletti, che di verdi colli4
65 Del Casentin discendon giuso in Arno,5
66 Facendo i lor canali freddi e molli,
67Sempre mi stanno inanzi, e non indarno,
68 Che l’imagine lor vie più m’asciuga,
69 Che il male, onde nel viso mi discarno.
70La rigida Giustizia, che mi fruga,
71 Tragge cagion del luogo, ov’io peccai,
72 A metter più gli miei sospiri in fuga.
73Ivi è Romena, là dov’io falsai
74 La lega suggellata del Battista,
75 Perch’io il corpo su arso lasciai.
- ↑ v. 49. C. M. leuto,
- ↑ v. 51. C. M. Tronca dal lato onde l’uomo è forcuto.
- ↑ v. 52. Idropesi; idropesia, con doppia desinenza presso gli antichi, siccome paralisi, paralisia; poesi, poesia ed altri. E.
- ↑ v. 64. C. M. che de’ verdi
- ↑ v. 65. C. M. Di Casentin discenden