22Ma nè di Tebe furie, nè troiane1
23 Si vider mai in alcun tanto crude,2
24 No in punger bestie, non che membra umane;3
25Quant’io vidi in due ombre smorte e nude4
26 Che mordendo correvan di quel modo,
27 Che porco, quando del porcil si schiude.
28L’una giunse a Capocchio, et in sul nodo
29 Del collo l’assannò, sì che tirando,
30 Grattar li fece il ventre al fondo sodo.
31E l’Aretin, che rimase tremando,
32 Mi disse: Quel folletto è Gianni Schicchi,
33 E va rabbioso altrui così conciando.
34Oh, diss’io lui, se l’altro non ti ficchi5
35 Li denti a dosso, non ti sia fatica
36 A dir chi è, pria che di qui si spicchi.
37Et elli a me: Quella è l’anima antica
38 Di Mirra scelerata, che divenne
39 Al padre fuor del dritto amore amica.
40Questa a peccar con esso così venne,
41 Falsificando sè in altrui forma,
42 Come l’altro, che là sen va, sostenne,
43Per guadagnar la donna della torma,
44 Falsificare in sè Buoso Donati,
45 Testando, e dando al testamento norma.
46E poi che i due rabbiosi fur passati,
47 Sopra cui io avea l’occhio tenuto,
48 Rivolsilo a guardar li altri mal nati.6
- ↑ v. 22. C. M. Mai
- ↑ v. 23. C. M. vider in alcun
- ↑ v. 24. C. M. Non punger
- ↑ v. 25. C. M. Vidi due ombre
- ↑ v. 34. Oh, dissi lui,
- ↑ v. 48. C. M. Mi volsi a riguardar li altri dannati.