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c o m m e n t o |
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Ma nell’ultima bolgia delle diece; cioè in questa dov’io sono, e non nella iiii ove sono li maliosi, Me per l’alchimia, che nel mondo usai; cioè mentre ch’io vissi. Dannò Minos; cioè el giudice dell’infernali, del quale fu detto di sopra nel canto quinto, a cui fallar non lece; dice: A Minos non è licito di fallare; e questo dice, per mostrare che non per errore l’abbia posto quivi; ma per convenicnzia. Et è qui da notare che la Divina Giustizia, per soddisfare alla giustizia mundana, volle che costui fosse arso come meritava per la falsità, benchè di quello, perchè fu arso, fosse non colpevole. Potrebbesi dubitare, perchè l’autore non finge che li falsatori sieno puniti in fuoco, come li punisce il mondo. A che si può rispondere che l’autore vuole mostrare le pene, ch’elli finge, rispondere alle circustanzie del peccato; cioè alle spezie, compagne e figliuole del peccato del quale tratta, per mostrare la perfezione della Divina Giustizia alla quale s’appartiene; e la mondana punisce imperfettamente per la cupidità dell’avere. Ancora è qui da notare dell’alchimmia, che l’alchimmia è intorno a’ metalli operazione d’arte, ad imitazione della natura: e però alchimmia non è al tutto inlicita: imperò che sono due spezie d’alchimmia; l’una è vera, e l’altra è sofistica. La vera si può usare; la sofistica, no, secondo che dicono li Teologi. Et a mostrare questo, s’induce questa ragione, che tutti i metalli per materia e per forma sustanziale sono una medesima cosa; ma sono differenti per accidentale forma: imperò che tutti si generano d’ariento vivo e di solfo1, secondo che dice il Filosofo In Mineralibus; e tutti sono uno congiunto d’ariento e di solfaro, sicchè non sono differenti per forma sustanziale; ma per accidentale. E questo avviene, perchè la natura dal suo2 principio intende a dare perfezione a’ metalli nella sua generazione, e se avviene che dia perfezione, allora genera l’oro; e se manca da questa perfezione, è oltre all’intenzione della natura, e sono le specie de’ metalli, secondo che manca più e meno. E questa imperfezione è per difetto della materia ch’è insufficiente a ricevere la perfezione, o vero l’operazione della natura, sì come appare quando l’ariento vivo è purificato, e ’l solfo rosso è mondo, allora la natura produce l’oro; ma quando il solfo è bianco, o rosso, corrotto, e l’ariento vivo è putrefatto in vena di terra putrida, allora produce altri metalli. Adunque la malizia della natura3 viene quando si producono li altri metalli, e non l’oro; la quale malizia intende l’alchimista a sanare, reducendo quelli nelle sue prime parti; cioè ariento vivo e solfo. E quelli dispartiti intende poi a
- ↑ C. M. di solfaro, sì come dice lo Filosofo
- ↑ C. M. la natura del solfaro principio
- ↑ C. M. la malizia della materia viene