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i n f e r n o xxix. |
[v. 109-120] |
per altra cagione, che la comune fama non suona. Questi fu aretino et ebbe nome maestro Grisolino1 e fu molto sottile alchimista et ingegnoso; et essendo in Siena, avea dimestichezza con uno2 chiamato Albero figliuolo del vescovo di Siena; e ragionando un di’ insieme, vedendo maestro Grisolino che questo Albero era cotale scioccaccio, feceli a credere vantandosi, ch’elli per arte sapea farsi portar per l’aere, volando là ovunque volea. Questo Albero fermatosi in su questo pensiere, andava dietro a questo, e spendea in onorarlo e donavali assai per inducerlo che gliele insegnasse; cioè di potere andare per l’aere volando; e questo maestro ogni di’, per più trarre da lui, ogni di’ confermava più in su questa credulità, come comunemente questi alchimisti sono comtori3 e parabolani. E finalmente avendo questo Albero molto consumato in andare dietro a questo maestro; e questo maestro menandolo lungamente per promesse, e mostrandoli cotali esperienzie che si possono fare per arte magica, per trarre continuamente da lui, venne questo fatto a notizia del vescovo ch’era padre di questo giovane, chiamato Albero; onde fece pigliare questo maestro Grisolino, e fecelo ardere come incantatore e malefico; e però induce costui a parlare di sè, perchè manifesti la verità del peccato suo, lo quale era d’alchimmie e non di malie, nè d’incantamenti o fatture, dicendo così: Io fui d’Arezzo; dice questo spirito indotto a parlare, et Albero da Siena; molti testi ànno Arbaro. — Rispose l’un; di questi due posti di sopra, cioè maestro Grisolino alchimista, mi fe mettere al fuoco: imperò che mi fece ardere, Ma quel per ch’io mori’ qui non mi mena; quasi dica: Io non sono dannato qui per incantatore; ma per alchimista e falsatore di moneta, o vero metalli. Ver è, ch’io dissi a lui; cioè a quello Albero già detto, parlando a giuoco; dice che prima gliel disse per goderlo e per prenderne4 solazzo; ma poi che ’l vide credulo, gliel avverava per ingannarlo: Io mi saprei levar per l’aere a volo; cioè mi saprei far portare sì, ch’io andrei per l’aere come vanno li uccelli volando; E quei; cioè Albero predetto, ch’avea vaghezza, assai, cioè molta vanità, e senno poco; come appare nella sua credulità, Volle ch’io; cioè Grisolino, gli mostrasse l’arte; cioè di volar per l’aere, e solo, Perch’io nol feci Dedalo; cioè, perch’io nol feci volar per l’aere, come finge la favola di Dedalo fatta da’ poeti, che Dedalo volasse, la quale è posta di sopra nel canto xvii, mi fece Ardere a tal; cioè dal vescovo di Siena, che l’avea per figliuolo; cioè ch’avea questo Albero per suo figliuolo, e facea dire che fosse suo nipote.
- ↑ C. M. Griffolino,
- ↑ C. M. con uno Alberto, o vero Albero
- ↑ C. M. sono comelliatori e parabolani.
- ↑ C. M. e per pilliarne trastullo; ma poi