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[v. 91-108] | c o m m e n t o | 749 |
pizzicore, benchè poi li torni in amaro per lo cocimento che ne sente per aversi grattato; così lo falsario à piacere delle malizie sue et occultamente1, che sa trovare che non appaia la sua falsità; ma poi li torna in cocimento, quando la coscienzia lo rimorde che si vede aver fatto o detto quel che non è, o vero quello che non dee.
C. XXIX — v. 91-99. In questi tre ternari l’autor nostro finge che uno di loro rispondesse a Virgilio, e domandasse chi elli era; e però dice: Latin siam noi; ecco la risposta che fa l’un di quelli due addomandati, Latin siam noi; cioè d’Italia noi due, che tu vedi sì guasti; dalla lebbra, Qui amendu’, rispose l’un piangendo; e poi domanda Virgilio, dicendo: Ma tu chi se’, che di noi domandasti? Et aggiugne la risposta che fece Virgilio, dicendo: E il Duca; cioè Virgilio, disse; a colui: Io sono un, che discendo Con questo vivo; cioè con Dante, giù di balzo in balzo; cioè di cerchio in cerchio, e di ripa in ripa, E di mostrar l’Inferno a lui intendo; e questi è Virgilio, secondo la lettera; secondo l’allegorica esposizione è la ragione, come detto fu di sopra. Allor si ruppe lo comun rincalzo; cioè l’un si partì dall’appoggimento dell’altro, e per vedermi si volsono, E tremando; qui nota la loro debolezza e paura, ch’ànno continuamente che non si scuoprano le loro falsità, ciascuno a me si volse; cioè a me Dante, Con altri; ancora, che l’udiron di rimbalzo; cioè udiron quel che disse Virgilio, benchè non dicesse a loro.
C. XXIX — v. 100-108. In questi tre ternari l’autor nostro finge che Virgilio commettesse a lui la dimanda, dicendo: Lo buon Maestro; cioè Virgilio, a me; Dante, tutto s’accolse Dicendo: Dì a lor ciò che tu vuoli; Et io; cioè Dante, incominciai, poscia ch’ei volse; a parlare, s’intende, e dissi così: Se la vostra memoria non s’imboli; cioè non si tolga, Nel primo mondo; intende nella presente vita, dall’umane menti; cioè che durante2 molto nella memoria delli uomini; e però aggiugne: Ma s’ella; cioè la vostra memoria e la vostra fama, viva sotto molti Soli; cioè sotto molti anni, intendendo per ogni sole un anno, sì come nell’anno compie lo sole il corso suo; la qual cosa vi può dare questo mio poema nel quale io vi metterò, Ditemi chi voi siete, e di che genti; domanda ora Dante il nome e la nominazione3 loro, La vostra sconcia e fastidiosa pena; alla quale sete dannati, Di palesarvi; cioè manifestarvi, a me non vi spaventi; cioè non vi spaurisca di dirmi chi voi siete.
C. XXIX — v. 109-120. In questi quattro ternari l’autor nostro induce l’uno di quelli due, de’ quali à detto di sopra, a manifestarsi; e questo non fa sanza cagione: imperò ch’elli lo pone dannato