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[v. 52-66] | c o m m e n t o | 743 |
ch’erano diversi, ovvero differenti, Che di pietà ferrati avean li strali; continua la similitudine, poichè à detto che saettarono, finge che fossono lamenti di pianti, come li strali ferrati di ferro; e come li strali ferrati feriscono col ferro, così quelli lamenti percoteano li orecchi di Dante1 con ferite di pietade; Ond’io li orecchi con le man copersi; cioè per non udirli. Qual dolor fora; qui fa una similitudine, che tale era quel dolore, qual sarebbe quello che s’udirebbe, se in una fossa fossono li malati che sono nelli spedali di Valdichiana, la state presso all’autunno, e li mali di Maremma e di Sardigna, e però dice: se delli spedali di Valdichiana; qui parla l’autore delli spedali posti in Valdichiana, sottoposti alla casa d’Altopascio che è tra Fiorenza e Lucca e Pistoia, tra luglio e il settembre; cioè d’agosto, quando le genti sono più inferme, E i mali di Maremma; questo dice, perchè la Maremma suole essere più inferma in tale tempo, che li luoghi montanini, e di Sardigna: Sardigna è isola molto inferma, come sa ciascuno che v’è stato, Fossero in una fossa tutti insembre; cioè insieme, Tal era quivi; lo dolore, e tal puzzo n’usciva; di quella x bolgia, Qual suol venir delle marcite membre; e così in genere à narrato la pena che v’è, che tutti finge che sieno malati e piagati, come si dirà di sotto più spezialmente.
C. XXIX — v. 52-57. in questi due ternari l’autor nostro finge lo suo discenso fatto in su l’altro capo dello scoglio, dicendo così: Noi; cioè Virgilio et io Dante, descendemmo in su l’ultima riva; cioè ripa; et intendesi di quella di là, perchè prima è detto che vennono in su l’arco dello scoglio, onde si potea vedere la bolgia infino al fondo, Del lungo scoglio; cioè della pietra che sta sopra la bolgia come ponte, e perchè dice lungo, mostra che la bolgia sia larga, pur da man sinistra; questo dice: imperò che da man sinistra si discende ai vizi e peccati, come a man diritta si monta alla virtù, Et allor fu la mia vista più viva; questo dice, perchè vide meglio, Giù ver lo fondo; che prima non potea vedere, dove la ministra; cioè in quella parte dove la ministra; cioè servigiale, Dell’alto Sire; cioè Idio, infallibil Giustizia; questa è la ministra di Dio, infallibile perchè non si può ingannare, Punisce i falsator; cioè coloro che commettono falsità per qualunque modo, che qui registra; cioè che qui rappresenta.
C. XXIX — v. 58-66. In questi tre ternari l’autor nostro fa una similitudine, presa dai poeti, della pestilenzia che fu in Egina, città del re Eaco, posta in Grezia in isola ch’era così chiamata dal nome della madre d’Eaco, ch’ebbe nome Egina; e prima era chiamata Conopia2 et era posta nella contrada che si chiama Achaia, e questa