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[v. 1-12] | c o m m e n t o | 739 |
nella quarta pone l’autor nostro risposta al detto Virgilio, e il suo processo, quivi: O Duca mio, ec.; nella quinta pone come giunsono in su la x bolgia, et in genere le pene che sentì in quella, quivi: Quando noi fummo ec.; nella sesta pone lo suo discenso in su l’altro capo dello scoglio, quivi: Noi descendemmo ec.; nella settima pone una comparazione, quivi: Non credo che a veder ec. Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale la quale è questa.
Dice l’autore che la moltitudine de’ peccatori e le diverse piaghe della nona bolgia aveano inebriati li occhi suoi sì, ch’erano vaghi a piagnere; ma Virgilio di ciò lo riprende, dicendo: Perchè pur guardi? Perchè la vista tua si ficca pur giù tra l’ombre triste e smozzicate? Già non ài tu così fatto all’altre bolgie; et ammoniscelo del tempo conceduto che era brieve, et ancora aveano altro a vedere e cercare. A che Dante risponde che, se Virgilio avesse atteso a quel, perchè Dante restava, forse li avrebbe conceduto ancora di stare. E così parlando andavano tutta via; et aggiugne la cagione del suo attendere, la quale era per vedere uno spirito ch’era della stirpe sua, lo quale elli credeva essere condannato quivi. A che Virgilio li risponde: Non pensar più di lui, attendi ad altro e lascia star lui, ch’io lo vidi a piè del ponte minacciarti, et udi’lo chiamare Geri del Bello: tu eri allora sì attento sopra messer Beltrame dal Bornio, che tu non t’avvedesti di lui, sì fu ito via. Allor Dante rende la ragione, perchè Geri sopra detto lo minacciò; cioè perch’elli fu morto, e per quelli del casato non ne fu mai fatto vendetta; e per questo se n’andò sdegnoso com’io penso, e per questo m’à fatto ancor più pietoso ch’io non sarei stato. E così parlando, dice che passò in su l’altro ponte della x bolgia; e quando fu in su quella ultima bolgia sì, ch’ogni cosa si potea vedere, dice che sentì sì grandi lamenti e pianti, ch’elli si chiuse li orecchi per non udirli; e fa similitudine che, se tutti li malati delli spedali di Valdichiana, e di Maremma, e di Sardigna l’infermi fossono tutti insieme in una fossa, non sarebbono li lamenti sì fatti com’eran quelli; e tal puzza n’uscia qual suole uscire delle membra fracide. E per veder meglio, dice che discese in sul capo del ponte dell’altro lato da man sinistra, et allora vide meglio lo fondo ove la Divina Giustizia punisce li falsatori; et all’ultimo aggiugne una similitudine poetica, dicendo che non fu maggiore tristitizia a veder li malati d’Egina, quando vi fu la pestilenzia che vi morì ciascuno, se non lo re Eaco, e poi si riparò quel popolo di formiche, che si mutarono in uomini per suo priego, che vedere quella di quella x bolgia. E qui finisce la prima lezione: ora è da vedere il testo con le esposizioni.
C. XXIX — v. 1-12. In questi quattro ternari l’autor nostro finge che Virgilio lo riprende dello star troppo attento sopra la nona