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127E Nicolò, che la costuma ricca1
      Del gherofano prima discoperse2
      Nell’orto, dove tal seme s’appicca;
130E trane la brigata, in cui disperse34
      Caccia d’Ascian la vigna e la gran fronda;
      E l’Abbagliato il suo senno profferse.5
133Ma perchè sappi chi sì ti seconda
      Contra i Sanesi, aguzza ver me l’occhio,6
      Sì che la faccia mia ben ti risponda;
136Sì vedrai, ch’io son l’ombra di Capocchio,
      Che falsai li metalli con l’alchimia,7
      E te dee ricordar, se ben t’adocchio,8
139Com’io fui di natura buona scimia.

  1. v. 127. Costuma; costume con desinenza doppia, come domanda, domando; condotta, condotto ec. E.
  2. v. 128. C. M. del garofano
  3. v. 130. In questa brigata, detta la Godereccia o Spendereccia, alcuni giovinastri sanesi in poco d’ora gittaron via forse un dugento mila fiorini d’oro. E.
  4. v. 130. C. M. in che
  5. v. 132. C. M. E l’Abbagliato suo senno proferse.
  6. v. 134. C. M. Senesi,
  7. v. 134. C. M. archimia,
  8. v. 138. Te; a te. Non è raro presso i nostri maggiori incontrare il nome personale, senza essere preceduto dalla particella a. È in Pacino Angiolieri « faceste dono Me di vostra amistade » E.

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C O M M E N T O


La molta gente ec. In questo canto xxix l’autore comincia a trattare della x et ultima bolgia ove si puniscono li falsatori; e dividesi lo canto principalmente in due parti: imperò che prima pone come esce della nona bolgia e passa alla decima, e pone in genere le pene che vi sono; nella seconda tratta specialmente delle dette pene, e delle persone che finge che vi trovasse tra l’altre, quivi: Qual sopra il ventre, ec. Questa prima, che è la prima lezione del canto, si divide in vii parti: imperò che prima finge che Virgilio l’ammonisca del procedere oltre, e riprendelo dello stare attento troppo in su la nona bolgia; nella seconda soggiugne l’autor la scusa del suo attendere con alcuna cagione, quivi: Se tu avessi, ec.; nella terza Virgilio toglie via quella cagione, quivi. Allor disse il Maestro: ec.;