Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[v. 127-142] | c o m m e n t o | 731 |
lanterna, E quel; cioè capo, mirava noi; cioè me e Virgilio, e dicea: O me; perchè si lamentava, però dicea così! Di sè facea a sè stesso lucerna; cioè quel capo guidava l’altro corpo, e rendeva il veder delle cose, come fa la lucerna a chi la porta in mano, Et eran due in uno; cioè due parti divise in uno individuo, et uno; individuo, in due; parti divise cioè lo capo e il busto, la qual cosa è impossibile: imperò che uno individuo si chiama uno uomo: imperò che non si può dividere, sicché diviso fia quel che è prima; e qui diviso era quel che prima, innanzi che si dividesse; e però aggiugne: Com’esser può; questo è uno individuo 1, sia diviso quel che prima, innanzi che si dividesse, Quei il sa, che su governa; cioè Idio, che governa ogni cosa di sopra, sa come questo impossibile sia possibile. Et è qui da notare che molte cose sono impossibili, e però sono li miracoli che non sono possibili per via di natura; ma per potenzia di Dio; e però finge qui l’autore che questo sia miracolosamente fatto per la potenzia di Dio, per convenienzia di giustizia.
C. XXVIII — v. 127-142. In questi cinque ternari et uno verso dimostra l’autore chi era quello del quale à detto di sopra, et induce lui a parlare di sè stesso, dicendo così: Quando diritto a piè del ponte fue; cioè questi del quale fu detto di sopra, Levò il braccio alto con tutta la testa; la quale portava in mano, Per appressarne le parole sue; cioè per approssimare a noi le sue parole, le quale parlava quella testa così divisa, Che; cioè le quali parole, fuoro: Or vedi la pena molesta; la quale io sostengo, Tu; cioè Dante, che vai veggendo i morti, spirando; cioè vivendo, Vedi s’alcuna è grande come questa; quasi dica: Nulla. E perchè tu di me novelle porti; cioè suso nel mondo, dice questa testa così divisa, Sappi ch’io son Beltram dal Bornio, quelli; si nomina questo peccatore, dicendo che fu Beltramio dal Bormio: fu cavaliere del re Riccardo d’Inghilterra, molto onorato; lo quale essendo in grazia del detto re, e dandoli il re molta fede, seminò tanto scandolo tra il detto re Riccardo e il detto re Giovanni suo figliuolo, che feciono guerra insieme e combatterono insieme; e per questo finge Dante che sia posto a tal pena, la quale è a lui conveniente come mostrato fu di sopra; e però dice: quelli Che diede al re Giovanni; figliuolo del re Riccardo, i mai conforti; cioè li rei conforti, che si ribellasse contra il padre; e però soggiugne: Io feci il padre; cioè lo re Riccardo, e il figlio; cioè lo re Giovanni, in sè; cioè contra sè, rebelli; perchè guerreggiarono insieme: Achitofel non fe più d’Assalone, E di Davit; qui fa comperazione di sè ad Achitofel principe della milizia di Davit, che mise tanto scandalo tra lui e il suo figliuolo Assalone, che combatterono insieme, et Achitofel uccise
- ↑ C. M. questo che uno individuo . . . prima innanti è che si dividesse,