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728 | i n f e r n o xxviii. | [v. 103-111] |
di venire più oltre, e tanto scandalo mise tra Cesare e Pompeio e li altri cittadini di Roma, confortando Cesare che venisse a Roma e pigliasse la impresa contra Pompeio e li altri. Di che Cesare venne oltre innanzi, e prese Roma e perseguitò Pompeio ch’era stato suo genero e li altri grandi cittadini di Roma tanto, che dopo la sconfitta di Tessaglia, Cesare fece Pompeio e tutta la sua famiglia morire, e Catone e molti altri nobili e grandi cittadini di Roma, onde poi prese la signoria. E però l’autore finge convenientemente che Curio sia punito in questo luogo con quelle pene che dette sono di sopra, perchè divise lo genero dal suocero, e l’uno cittadino dall’altro e li cittadini contra la sua città. Questi; cioè Curio, scacciato; di Roma co’ tribuni, il dubitar sommerse In Cesare, affermando che il fornito; cioè l’apparecchiato, Sempre con danno l’attender sofferse; secondo che dice Lucano che Curio disse a Cesare; cioè: Tolle moras: semper nocuit differre paratis. — O quanto mi parea sbigottito; dice ora l’autore di Curio, perchè quando andò a Cesare dice Lucano ch’elli disse: Audax venali comitatur Curio lingua; sicché allora fu ardito e linguacciuto, et ora per lo contrario parea sbigottito, Con la lingua tagliata nella strozza; perché nel mondo l’ebbe tanto sciolta a commetter e parlar male, Curio; ora lo nomina l’autore, che a dire fu così ardito! come detto è di sopra.
C. XXVIII— v. 103-111. In questi tre ternari l’autor nostro finge che tra costoro fosse il Mosca de’ Lamberti da Fiorenza. Questo messer Mosca fu cavalieri e fu de’ Lamberti, casato nobile e grande e furono una cosa con li Uberti, et erano in grande stato con li altri ghibellini di Fiorenza. E venne caso che fu fatto 1 parentado tra li Amidei (erano ghibellini et una con li liberti e Lamberti); et i Buondelmonti (erano de’ capi di parte guelfa) e fu in questo modo; che uno giovane de’ Bondelmonti dovea prender per moglie una giovine delli Amidei 2; et ordinato il matrimonio, alcuni per aontare la detta setta delli Uberti e di lor seguaci e disfare il matrimonio, confortarono il giovane che dovesse lasciare quel parentado, profferendoli una bellissima fanciulla de’ Donati, allora grandi capi di parte guelfa, assegnando al giovane loro ragioni, e fra l’altre che la fanciulla che avea presa era rustica e sozza. E indotto il giovane a questo e li suoi maggiori e congiunti consenziendo a ciò, e venuto il giorno che si doveano adunare le parti, secondo l’usanza di Fiorenza, li Donati feciono ragunata, come li Amidei, e quello del Bondelmonti con la sua ragunata quando fu a mezza via da casa i Donati 3, una