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[v. 91-102] | c o m m e n t o | 727 |
dell’altro occhio, E tien la terra; cioè Arimino, che tale è qui meco, questo dice, perchè Curione romano, del quale si dirà di sotto, Vorrebbe di vederla esser digiuno; cioè che non la vorrebbe mai aver veduta: questo dice, in quanto non vorrebbe aver le pene ch’egli à per quello che adoperò, quivi; ma non, perchè si penta di quel ch’adoperò perchè non si può pentere, perchè è ostinato nel peccato, Farà venirli a parlamento seco; cioè messer Malatestino li sopra detti due; messer Guido et Angiolello, farà venire a parlamento con lui, Poi farà sì; cioè a lor due, che al vento di Focara Non farà lor mestier voto, nè preco: Focara è uno luogo in mare nella Marca tra Pesaro e la Catolica ove è sì gran tempesta di vento, che quando li naviganti vi passano, per la fortuna si botano 1 e fanno priego ai Santi; ma quando l’uomo è morto, non gli è bisogno nè voto, nè priego a campare; e però vuol dire che li farà uccidere; cioè gittare in mare, come fu detto di sopra, sicché non fia bisogno loro di tornare per quello mare a casa loro, e far voto, nè priego a Focara per la tempesta del vento.
C. XXVIII — v. 91-102. In questi quattro ternari l’autor nostro finge ch’elli domandasse di Curione, e come Piero da Medicina gliel mostrasse; e però dice: Et io a lui; cioè et io Dante dissi, a lui; cioè a Piero da Medicina: Dimostrami e dichiara; quel che seguita, Se vuoi ch’io porti su di te novella; questo dice, per tanto che di sopra nel pregò quando disse: Rimembriti ec.— , Chi è colui della veduta amara; ecco quel ch’addomanda che dichiari; cioè chi è colui che vorrebbe ancora esser digiuno d’aver Veduto Arimino. Allor puose la mano; cioè sua lo detto Piero, alla mascella D’un suo compagno, e la bocca li aperse, Gridando: Questi è desso, e non favella: imperò che avea tagliata la lingua, oltre all’altre tagliature che elli avea come lo detto Piero. E finge l’autore che questi fosse Curione il quale fu nobile romano, e fu grandissimo legista e molto eloquente, e questa eloquenzia adoperava per chi gli dava prezzo e pagamento, non guardando ad alcuna dirittura; e per tanto finge l’autore convenientemente che in vendetta di ciò li fosse tagliata la lingua, e che fosse di sì fatta condizione l’afferma Lucano, quando dice: Audax venali comitatur Curio lingua. Questo Curione era molto avaro e fu al tempo della discordia tra Cesare e Pompeio; e vedendo elli che Cesare tornava dell’occidente con grandi ricchezze, per avere di quelle ricchezze, prese la parte di Cesare; e cacciato uscì di Roma et andossene co’ tribuni che favoreggiavano Cesare, e però erano cacciati di Roma, ad Arimino ove Cesare era giunto, e non s’ardiva
- ↑ Si botano; si votano, pel consueto scambio del v in b, come imbolare per involare e simili. E.