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c a n t o    xxviii. 709

76E fa sapere a’ due miglior di Fano;
      A messer Guido et anco ad Angiolello1
      Che, se l’antiveder qui non n’è vano,
79Gittati saran fuor di lor vasello,2
      E mazzerati presso alla Catolica,3
      Per tradimento d’un tiranno fello.
82Tra l’isola di Cipri e di Maiolica
      Non vide mai sì gran fallo Nettuno,
      Non da pirati, non da gente argolica.4
85Quel traditor, che vede pur con l’uno,
      E tien la terra, che tale è qui meco,
      Vorrebbe di vederla esser digiuno,5
88Farà venirli a parlamento seco;
      Poi farà sì, che al vento di Focara
      Non farà lor mestier voto, nè preco.67
91Et io a lui: Dimostrami e dichiara,
      Se vuoi ch’io porti su di te novella,
      Chi è colui della veduta amara.8
94Allor puose la mano alla mascella
      D’un suo compagno, e la bocca li aperse,
      Gridando: Questi è desso, e non favella:
97Questi, scacciato, il dubitar sommerse
      In Cesare, affermando che il fornito
      Sempre con danno l‘attender sofferse.
100O quanto mi parea sbigottito
      Con la lingua tagliata nella strozza,
      Curio, che a dire fu così ardito!

  1. v. 77. C. M. Angelello
  2. v. 79. C. M. vagello,
  3. v. 80. C. M. mazzarati
  4. v. 84. C. M. da pirate,
  5. v. 87. C. M. di veder esser digiuno,
  6. v. 90. C. M. Non serà lor mestier
  7. v. 90. Preco, ne’ princìpi di nostra lingua dissero i nostri maggiori. E.
  8. v. 93. dalla veduta