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[v. 22-30] | c o m m e n t o | 31 |
ad abbandonare al tutto quella. E che sempre fugga l’animo, quando è venuto a questo conoscimento, è vero: però che sempre, quanto può, se ne cessa; che si volga a dietro è vero: imperò che considerare la vita viziosa, in che l’uomo è stato, è voltarsi1 a dietro, considerato che si vorrebbe andare inanzi alle virtù; e vero dice sanza figura veruna che il passo della vita mondana viziosa non lasciò mai persona viva: però che ogni uomo che passa per essa, o muore a Dio s’elli passa di questa vita in tale stato e va allo inferno, o muore al mondo lasciandolo, et accostandosi alle virtù. E così è vero che non laciò giammai persona viva quel passo della vita mondana viziosa. Et aggiugne: Poi ch’èi posato un poco il corpo lasso: imperò che andando elli per questa vita mondana, s’affaticava e stancava in diverse angosce e fatiche corporali, come è manifesto a ciascuno che per quella discorre o considera li discorrenti, s’elli non si vorrà ingannare; e quando da essa si diparte, si riposa, mentre che delibera di pigliare la via virtuosa. Che dica che la piaggia fosse diserta e che ripigliasse la via, significa moralmente che lo dipartimento della vita mondana viziosa e l’accostamento al monte delle virtù non era frequentato; ma era solo, perchè nulli, o pochi ciò fanno. Che ripigliasse via, vuol dire che prese allora nuovo modo di vivere, poi ch’ebbe riconosciuto lo suo errore. Et in quanto dice, che il piè fermo era il più basso, significa che come l’uomo à due piedi; così due affetti erano in lui: l’uno razionevole alle virtù, l’altro sensuale alle concupiscenzie; e quello ch’era alle virtù, che era fermo, perchè così s’avea fermato di seguire quello affetto, e non l’altro ch’era più basso; cioè ch’era minore: perciò che maggiore era l’affetto che il tirava alle cose mondane, che quello che il tirava alle virtù. E questo basti a questa parte.
C. I - v. 31-42. In questi quattro ternari et uno verso il nostro autore dice del primo impedimento, che gli apparve, quando volea salire al monte, dicendo litteralmente: Et ecco, quasi al cominciar dell’erta; cioè al cominciare a salire lo monte: perocchè l’erta è la montata, una lonza leggiera e presta molto, Che di pel maculato era coverta; s’intende mi venne incontra. Questa lonza è uno animale di quattro piedi, poco maggiore che la lepre2 della quale l’autore, descrivendo, pone tre condizioni; prima che era leggiere; secondo che era molto presta; terzo che avea la pelle maculata3 di diversi colori: e questo dice l’autore nella lettera, perchè così è fatto questo animale e caggiono queste condizioni a proposito, come si porrà nella allegoria. Et aggiugne: E non mi si partia dinanzi al volto;