Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[v. 16-30] | c o m m e n t o | 693 |
fabricò uno bue di rame, grande sì, che un uomo vi potesse capere, con una finestrella nel ventre, per la quale si potesse inchiudere lo malfattore nel ventre del bue, la quale suggellava sì artificiosamente, che, chiusa, niuna spirazione potesse dare; e di fuori intorno a questo bue si facesse un grande fuoco, inchiusovi d’entro lo malfattore; e così per lo caldo a stento vi morisse dentro 1; e che per la pena gridando, uscisse per la bocca del bue lo rimbombamento della voce: lo quale rimbombamento rappresentasse lo mugghiamento del bue e non voce umana. E, trovato questo tormento e composto, lo presentò al detto Fallari, al quale benché piacesse la invenzione del tormento, non li piacque lo trovatore, e però li disse: Tu sarai il primo, poiché primo se’ stato il trovatore di sì fatto tormento: sarai, dico, il primo esperimentatore; e fecevelo al detto modo morire dentro; e però dice l’autore: Come il bue cicilian; cioè perchè in Cicilia fu trovato, che mugghiò prima Con pianto di colui, Che l’avea temperato con sua lima; cioè di Perillo che l’avea fatto con suo artifìcio, (e ciò fu dritto); cioè e questo fu manifesto o vero giusto, che costui fosse punito della sua crudeltà, e che esperimentasse lo suo artificio; et 2 interposita questa orazione nella predetta per quella figura, che chiama il Grammatico parenthesis-, Mugghiava con la voce dell’afflitto; cioè di colui che v’era rinchiuso, lo quale era tormentato dall’incendio, Sì che, con tutto che fosse di rame; il detto bue, Pur ei pareva dal dolor trafitto; cioè il bue, quando mugghiava; Così, per non aver via, nè forame; ora adatta la similitudine, dicendo che così cominciò dal principio quella fiamma a rendere uno mugghio, perchè non era ancor fatta la via alla voce, Si convertivan le parole grame; cioè dolorose, Dal principio; cioè nel principio, del fuoco; cioè di quella fiamma, in suo linguaggio; cioè nel modo del parlare che è propio al fuoco; cioè mugghiare come il bue del rame, quando n’uscia la voce umana; e così appare propia la similitudine: imperò che così era inchiusa l’anima nella fiamma, come Perillo in quello bue.
C. XXVII — v. 16-30. In questi cinque ternari l’autor nostro finge che quell’anima, ch’era dentro a quella fiamma, producesse fuori della fiamma le parole intelligibili dopo il mugghio, e che domandasse delle contrade sue, dicendo: Ma poscia ch’ebber colto lor viaggio; cioè le parole, che dicea l’anima ch’era nella fiamma, Su per la punta; della fiamma, dandole quel guizzo, Che dato avea la lingua in lor passaggio; cioè al modo d’una lingua, quando parla, se menava la punta della fiamma, Udimmo dire; Virgilio et io Dante: O tu, a cui io drizzo La voce; cioè mia, e che parlavi mo;