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c a n t o    xxvii. 689

76Li accorgimenti e le coperte vie
      Io seppi tutte, e sì menai lor arte,
      Che al fine della terra il suono uscie.
79Quando mi vidi giunto in quella parte
      Di mia etade, ove ciascun dovrebbe
      Calar le vele e raccoglier le sarte;
82Ciò, che prima mi piacque, allor m’increbbe,
      E pentuto e confesso mi rendei:
      Ahi! miser lasso, e giovato sarebbe.
85Ma il Principe de’ nuovi Farisei,
      Avendo guerra presso a Laterano,
      E non con Saracin, nè con Giudei:
88Chè ciascun suo nimico era Cristiano,
      E nessuno era stato a vincer Acri,
      Nè mercatante in terra di Soldano:
91Nè sommo officio, nè ordini sacri
      Guardò in sè, nè in me quel capestro,
      Che solea far li suoi cinti più macri.
94Ma come Costantin chiese Silvestro
      Dentro Siratti a guarir della lebbre;
      Così mi chiese questi per maestro,
97A guarir della sua superba febbre:
      Domandommi consiglio; et io tacetti,
      Perchè le sue parole parver ebbre.
100E poi ridisse: Tuo cor non sospetti:
      Fin or ti assolvo, e tu m’insegna fare,
      Sì come Penestrino in terra getti.1
103Lo Ciel poss’io serrare e disserrare,
      Come tu sai; però son due le chiavi,
      Che il mio antecessor non ebbe care.

  1. v. 102. C. M. Prenestrino
Inf. T. I. 44